ORSON WELLES: I FETICCI DEL CAPITALE NEL LABIRINTO DELLA COSCIENZA
Premetto che questo testo, scritto più di 35 anni fa, viene da me riproposto così come è stato pubblicato allora, in due parti separate (a un anno e mezzo di distanza l’una dall’altra). Non solo perché sarebbe assurdo, ma anche perché lo trovo incredibilmente coincidente con quanto penso ancora sul cinema di Orson Welles. Forse certe espressioni polemiche oggi le eviterei ma allora, in un periodo in cui il cinema aveva una considerazione forte come valore culturale e politico, era inevitabile forzare la propria mano mentre si scriveva di cinema. Devo però precisare che ho tolto soltanto un inciso (poco più di una pagina) che proponeva, come esempio, un’abbastanza nota intrusione di Karl Marx in un ambito disciplinare non certo suo, quello della Storia Romana (antica). Era un inciso, frutto di un mio presuntuoso “capriccio” teorico di allora che, all’interno dell’introduzione, appesantiva l’inizio della lettura del testo e, forse, avrà causato molte rinunce a proseguire. Per lo stesso motivo sono state tolte alcune note. Di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.