La nuova sezione (Fanta)Scienza è dedicata a tutte quelle opere cinematografiche che, più o meno alla lontana, trattano temi scientifici. Qui sorge naturalmente la prima difficoltà: quella di categorizzare i “film che trattano temi scientifici”. Fino a che punto un film può essere incluso legittimamente in questa sezione. Quelli “propriamente scientifici”, nei quali il tema scientifico è il kernel indubitabile attorno a cui si articola la vicenda narrata? O anche quelli in cui i personaggi sono solo gli attori di uno scenario scientifico? Diciamo che i contorni di questa categoria sono estremamente sfumati (fuzzy sets). Tanto sfumati che appare ingiusto non includere anche il cinema di fantascienza, che pur di “scienza” parla, magari filtrata attraverso fantasie ucroniche, discroniche, utopiche o distopiche, soprattutto parlando delle opere che, per mezzo di iperboli fantastiche, costituiscono metafore più o meno scoperte dei topoi dei nostri tempi.
Il Cinema deve ancora rendere giustizia alla scienza. Sono ancora pochissimi i film che trattano seriamente problematiche scientifiche, film che abbiano come tema centrale un problema scientifico e non solo storie che riguardino ambienti scientifici e di ricerca, dove il “dramma” dei personaggi trae motivazioni soltanto dalla psicologia e dai tormenti esistenziali che di scientifico hanno poco o nulla, dove la “letteratura”, insomma, ha il sopravvento.
Copiosa, invece, è la produzione di film di fantascienza, che sfumano in maggior o minor misura nel dibattito scientifico. Il trait d’union fra fantascienza e scienza lo stabilisce paradossalmente, più che l’autore, lo spettatore. Infatti, di fronte a film del genere è naturale che gli spettatori si chiedano “Ma quello che sto vedendo è possibile che accada? Qual è la verosimiglianza della vicenda narrata? Cosa c’entra la scienza in tutto questo?”.
Una prima doverosa considerazione è la seguente: nelle opere di fantascienza è sempre presente una dicotomia fatale, quella fra la plausibilità scientifica di un’ipotesi e la possibilità della sua attuazione pratica.
Bisogna dire che, soprattutto nelle produzioni americane (nel mondo anglosassone sono normali sia il “dialogo con” che le consulenze del mondo della ricerca), molto spesso le ipotesi su cui poggia l’opera sono plausibili, cioè si basano su risultati acquisiti del pensiero scientifico. Basti pensare a 2001: Odissea nello spazio, ma anche a Blade Runner, con le sue ipotesi genetiche.
Quindi, la maggior parte delle volte (ovviamente non sempre) la risposta alle domande dello spettatore non può che essere “Quello a cui assisti è plausibile scientificamente ma irrealizzabile materialmente!”.
A parte le ipotesi “mentali” – Matrix (1999), Inception (2010), Dreamscape: Fuga dall’incubo (1983) - e fantastiche tout court, la fantascienza poggia tecnicamente, fra gli altri, su due pilastri fondamentali: lo spazio e il tempo, lo spaziotempo,.con l’inevitabile corollario dell’iperspazio, cioè lo spazio curvo, che consente di usare i famosi buchi di verme (wormholes) per i balzi interstellari di Star Trek (1979), Guerre Stellari (1977) o Contact (1997). Ebbene, è proprio la dimensione “tempo” a presentare i maggiori problemi di verosimiglianza.
Nel caso di Moebius (1996), non si fa fatica ad immaginare un treno della metropolitana che si perda in un circolo infinito, ma la rete della metro dovrebbe essere grande come l'intero pianeta perché la perdita risulti credibile. E poi tutto si ridurrebbe ad uno smarrimento nello spazio e non nel tempo. È il connubio fra spazio e tempo nello spaziotempo (o cronotopo) ha sempre generato grosse difficoltà. Infatti il treno viaggia in un labirinto complesso, ma ha anche un suo “orologio” particolare che scandisce il tempo indipendentemente dal mondo esterno. Ecco perché nessuno riesce a vederlo. Perché “vedere” hic et nunc implica sempre l’intervallo di tempo durante il quale si effettua l’osservazione.
L’ipotesi è che il treno viaggi su un nastro di Moebius a quattro dimensioni che si sviluppa nel cronotopo, oggetto principale della teoria della relatività einstaniana, ristretta e generale.
Ma i problemi relativistici risultano talmente complessi che solo un fisico può ragionarci sopra con competenza e la dimensione tempo va al di là dei fenomeni della vita normale. Ciò non significa che non siano stati verificati sperimentalmente gli effetti relativistici così come scaturiscono dalla relatività generale: irregolarità dell’orbita di Mercurio, lenti gravitazionali, orologi a bordo dei satelliti et alt. Quindi, quello che ci viene raccontato in Moebius ha una sua base scientifica, ma è irrealizzabile, poiché in base alla teoria della relatività il treno dovrebbe viaggiare a velocità comparabile con quella della luce per poter cambiare (rallentare) il proprio orologio, alla velocità della luce per fermarlo e ad una velocità superiore [impossibile, fino a notizie contrarie dal Gran Sasso: vedi Orizzonte degli eventi (2005)] per retrocedere nel tempo.
Ovviamente non si può pretendere che lo spettatore medio ne sappia di teoria della relatività e di meccanica dei quanti o, nel caso de The Bank (2001), dei sistemi caotici, come i mercati finanziari: egli si dovrà accontentare della plausibilità scientifica assicurata dai competenti.
Di conseguenza, continuiamo pure a considerare la narrazione dello spaziotempo [vedi qui anche Primer (2006)] o dei sistemi caotici nel cinema e nella letteratura come un'avventura nella nostra coscienza. E' indubbio, infatti, che nel sogno sperimentiamo l'infinito, i viaggi nel tempo e l’angoscia del caos, così come la sceneggiatura, gli effetti speciali e il semplice montaggio li realizzano simbolicamente nel cinema. Il Cinema è sogno e immaginazione. E noi non possiamo farne a meno. Chissà se la capacità di sognare e immaginare non abbia addirittura influito sull'evoluzione di Homo Sapiens!!!
Il film di fantascienza, quindi, normalmente non può essere che un gigantesco "e se...." (as if), un ipotesi di lavoro che cortocircuita una tesi indecidibile, attorno alla quale sviluppare una narrazione fantastica che ha il solo intento di stimolare la nostra immaginazione e la nostra coscienza, nell'ambito della quale, lo spettatore può riconoscere verità e identificazioni incontestabili.
La fantascienza, allora, costituisce il tramite fra Scienza e Coscienza-Immaginazione dello spettatore.
Tornando alla categorizzazione delle opere da includere in questa sezione, l’intervallo ideale fra scienza pura e fantascienza fantasy è molto vasto e sfumato. Di volta in volta, anche con la collaborazione dei lettori, daremo conto della pertinenza o meno di un film.
Un'ultima cosa. Il cinema scientifico, ma anche fantascientifico, soprattutto nel nostro Paese, ravviva la polemica, mai sopita, delle due culture. Riteniamoci fortunati di avere la possibilità di riconoscere che esiste una sola Cultura.