Nov 22, 2024 Last Updated 10:19 AM, Oct 14, 2021

(FANTA)SCIENZA

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La nuova sezione (Fanta)Scienza è dedicata a tutte quelle opere cinematografiche che, più o meno alla lontana, trattano temi scientifici. Qui sorge naturalmente la prima difficoltà: quella di categorizzare i “film che trattano temi scientifici”. Fino a che punto un film può essere incluso legittimamente in questa sezione. Quelli “propriamente scientifici”, nei quali il tema scientifico è il kernel indubitabile attorno a cui si articola la vicenda narrata? O anche quelli in cui i personaggi sono solo gli attori di uno scenario scientifico? Diciamo che i contorni di questa categoria sono estremamente sfumati (fuzzy sets). Tanto sfumati che appare ingiusto non includere anche il cinema di fantascienza, che pur di “scienza” parla, magari filtrata attraverso fantasie ucroniche, discroniche, utopiche o distopiche, soprattutto parlando delle opere che, per mezzo di iperboli fantastiche, costituiscono metafore più o meno scoperte dei topoi dei nostri tempi.

Il Cinema deve ancora rendere giustizia alla scienza. Sono ancora pochissimi i film che trattano seriamente problematiche scientifiche, film che abbiano come tema centrale un problema scientifico e non solo storie che riguardino ambienti scientifici e di ricerca, dove il “dramma” dei personaggi trae motivazioni soltanto dalla psicologia e dai tormenti esistenziali che di scientifico hanno poco o nulla, dove la “letteratura”, insomma, ha il sopravvento.

Copiosa, invece, è la produzione di film di fantascienza, che sfumano in maggior o minor misura nel dibattito scientifico. Il trait d’union fra fantascienza e scienza lo stabilisce paradossalmente, più che l’autore, lo spettatore. Infatti, di fronte a film del genere è naturale che gli spettatori si chiedano “Ma quello che sto vedendo è possibile che accada? Qual è la verosimiglianza della vicenda narrata? Cosa c’entra la scienza in tutto questo?”.

Una prima doverosa considerazione è la seguente: nelle opere di fantascienza è sempre presente una dicotomia fatale, quella fra la plausibilità scientifica di un’ipotesi e la possibilità della sua attuazione pratica.

Bisogna dire che, soprattutto nelle produzioni americane (nel mondo anglosassone sono normali sia il “dialogo con” che le consulenze del mondo della ricerca), molto spesso le ipotesi su cui poggia l’opera sono plausibili, cioè si basano su risultati acquisiti del pensiero scientifico. Basti pensare a 2001: Odissea nello spazio, ma anche a Blade Runner, con le sue ipotesi genetiche.

Quindi, la maggior parte delle volte (ovviamente non sempre) la risposta alle domande dello spettatore non può che essere “Quello a cui assisti è plausibile scientificamente ma irrealizzabile materialmente!”.

A parte le ipotesi “mentali” – Matrix (1999), Inception (2010), Dreamscape: Fuga dall’incubo (1983) - e fantastiche tout court, la fantascienza poggia tecnicamente, fra gli altri, su due pilastri fondamentali: lo spazio e il tempo, lo spaziotempo,.con l’inevitabile corollario dell’iperspazio, cioè lo spazio curvo, che consente di usare i famosi buchi di verme (wormholes)  per i balzi interstellari di Star Trek (1979), Guerre Stellari (1977) o Contact (1997). Ebbene, è proprio la dimensione “tempo” a presentare i maggiori problemi di verosimiglianza.

Nel caso di Moebius (1996), non si fa fatica ad immaginare un treno della metropolitana che si perda in un circolo infinito, ma la rete della metro dovrebbe essere grande come l'intero pianeta perché la perdita risulti credibile. E poi tutto si ridurrebbe ad uno smarrimento nello spazio e non nel tempo. È il connubio fra spazio e tempo nello spaziotempo (o cronotopo) ha sempre generato grosse difficoltà. Infatti il treno viaggia in un labirinto complesso, ma ha anche un suo “orologio” particolare che scandisce il tempo indipendentemente dal mondo esterno. Ecco perché nessuno riesce a vederlo. Perché “vedere” hic et nunc implica sempre l’intervallo di tempo durante il quale si effettua l’osservazione.

L’ipotesi è che il treno viaggi su un nastro di Moebius a quattro dimensioni che si sviluppa nel cronotopo, oggetto principale della teoria della relatività einstaniana, ristretta e generale.

Ma i problemi relativistici risultano talmente complessi che solo un fisico può ragionarci sopra con competenza e la dimensione tempo va al di là dei fenomeni della vita normale. Ciò non significa che non siano stati verificati sperimentalmente gli effetti relativistici così come scaturiscono dalla relatività generale: irregolarità dell’orbita di Mercurio, lenti gravitazionali, orologi a bordo dei satelliti et alt. Quindi, quello che ci viene raccontato in Moebius ha una sua base scientifica, ma è irrealizzabile, poiché in base alla teoria della relatività il treno dovrebbe viaggiare a velocità comparabile con quella della luce per poter cambiare (rallentare) il proprio orologio, alla velocità della luce per fermarlo e ad una velocità superiore [impossibile, fino a notizie contrarie dal Gran Sasso: vedi Orizzonte degli eventi (2005)] per retrocedere nel tempo.

Ovviamente non si può pretendere che lo spettatore medio ne sappia di teoria della relatività e di meccanica dei quanti o, nel caso de The Bank (2001), dei sistemi caotici, come i mercati finanziari: egli si dovrà accontentare della plausibilità scientifica assicurata dai competenti.

Di conseguenza, continuiamo pure a considerare la narrazione dello spaziotempo [vedi qui anche Primer (2006)] o dei sistemi caotici nel cinema e nella letteratura come un'avventura nella nostra coscienza. E' indubbio, infatti, che nel sogno sperimentiamo l'infinito, i viaggi nel tempo e l’angoscia del caos, così come la sceneggiatura, gli effetti speciali e il semplice montaggio li realizzano simbolicamente nel cinema. Il Cinema è sogno e immaginazione. E noi non possiamo farne a meno. Chissà se la capacità di sognare e immaginare non abbia addirittura influito sull'evoluzione di Homo Sapiens!!!

Il film di fantascienza, quindi, normalmente non può essere che un gigantesco "e se...." (as if), un ipotesi di lavoro che cortocircuita una tesi indecidibile, attorno alla quale sviluppare una narrazione fantastica che ha il solo intento di stimolare la nostra immaginazione e la nostra coscienza, nell'ambito della quale, lo spettatore può riconoscere verità e identificazioni incontestabili.

La fantascienza, allora, costituisce il tramite fra Scienza e Coscienza-Immaginazione dello spettatore.

Tornando alla categorizzazione delle opere da includere in questa sezione, l’intervallo ideale fra scienza pura e fantascienza fantasy è molto vasto e sfumato. Di volta in volta, anche con la collaborazione dei lettori, daremo conto della pertinenza o meno di un film.

Un'ultima cosa. Il cinema scientifico, ma anche fantascientifico, soprattutto nel nostro Paese, ravviva la polemica, mai sopita, delle due culture. Riteniamoci fortunati di avere la possibilità di riconoscere che esiste una sola Cultura.

INTERSTELLAR (2014): RELATIVITA’ AL CINEMA

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Valutazioni minime sulla  verosimiglianza scientifica dei fatti descritti nel film “Interstellar” da parte di un cinefilo mediamente acculturato sulla teoria della relatività di Albert Einstein. Lo spettatore ingenuo che si aspetta un semplice film di fantascienza ha bisogno di alcune preventive informazioni (fanta)scientifiche, altrimenti la fruizione del film diventa confusa, noiosa e incomprensibile, e vi assicuro che sarebbe un peccato, anche se il film, facciamo un doveroso esempio, è “sideralmente” lontano  dalla Odissea 2001 di Kubrick, di cui, però condivide le ambizioni. Ovviamente non c’è bisogno di essere un fisico o un ingegnere per capire alcuni semplici concetti, che del resto sono alla base del pensiero scientifico moderno. Tutta la vicenda ruota attorno a cinque concetti fisici o semplici ipotesi matematiche: il paradosso dei gemelli, come fa esperienza il protagonista Cooper tornando dal suo viaggio,  che cos’è un buco nero, dentro il quale Cooper si lancia, che cos’è un “wormhole” o buco di verme (o ponte, o varco), che permette alla Endurance di raggiungere i tre pianeti in un tempo soggettivo brevissimo, che diavoleria è un Tesseract, dove si aggira smarrito Cooper nel tentativo di parlare con sua figlia,  e cosa sono le onde gravitazionali, di cui il protagonista si serve per comunicare con la figlia scienziata. 

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Scarica questo file (INTERSTELLAR_RELATIVITA’ AL CINEMA_CARLO JACOB.pdf)INTERSTELLAR_RELATIVITA’ AL CINEMA_CARLO JACOB.pdfUn'analisi scientifica del film di Nolan Interstellar (2014)1107 kB

THE BANK (2001) OVVERO I SIGNORI DEL CAOS DEI MERCATI

THE BANK (2001) OVVERO I SIGNORI DEL CAOS DEI MERCATI

The Bank non è un film propriamente “scientifico”. La matematica del metodo di B.T.S.E. è solo un pretesto per una vicenda in cui i risvolti umani sono assolutamente prevalenti. Però ha indubbiamente dei meriti “culturali”, primo fra tutti quello di affrontare temi di attualità di cui noi tutti, in questa fase storica, stiamo pagando le conseguenze. Lo strapotere dei mercati finanziari sono descritti, forse per la prima volta, attraverso i meccanismi “tecnici” tramite i quali si realizza, meccanismi al cui centro c’è la presenza inquietante dei moderni Leviatani: i supercomputer e chi li programma in base a direttive che provengono direttamente dalla visione del mondo dei “nuovi prìncipi”, come si definisce Simon, per i quali i crolli in Borsa possono essere ambiti, ricercati e forse provocati come fonti di profitti colossali. Di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Scarica questo file (THE BANK (2001) OVVERO I SIGNORI DEL CAOS DEI MERCATI_CARLO JACOB.pdf)THE BANK (2001) OVVERO I SIGNORI DEL CAOS DEI MERCATI_CARLO JACOB.pdfThe Bank (2001) un film australiano profetico della crisi mondiale di questi anni che illustra l\\\'utilizzo dei frattali nell\\\'andamento della borsa. Di Carlo Jacob432 kB

MOEBIUS (1996)

MOEBIUS (1996) OVVERO DESAPARECIDOS SUL NASTRO DI MOEBIUS

Dopo la costruzione della circolare esterna, la rete metropolitana di Buenos Aires comincia ad esibire strane caratteristiche. Un treno, l’UM 86, scompare nella rete. A fine servizio tutti i treni ritornano al deposito ma i sensori continuano a rilevare la presenza di un treno ancora circolante. Ogni tentativo di intercettarlo fallisce, malgrado si continuino a rilevarne i passaggi in diversi rami. Al direttore Blasi si presenta un giovane topologo che afferma di poterlo aiutare. Fra lo scetticismo delle autorità, il giovane (Daniel Pratt) risolverà il problema personalmente, ma il finale sarà amaro e inquietante. Solo Blasi si convincerà, forse, delle  ragioni di Daniel. Recuperato il treno fantasma, un altro treno scomparirà nei labirinti delle gallerie. Di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Suggeriamo il lettore di confrontare questo articolo con quello scritto da Urbano Palacio: MOEBIUS (1996), EL MEMORIOSO

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