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QUEEN KONG: RECENSIONE E INTERVISTA A MONICA STAMBRINI

Categoria: 52a MOSTRA 2016
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Questo corto fa parte del progetto Le Ragazze Del Porno realizzato da un gruppo di registe italiane, sulla scia del francese XFemmes prodotto da Canal Plus e presentato a Cannes, ed è stato finanziato attraverso il crowdfunding e Art forPorn, una mostra ospitata allo Studio Delogu di Roma.

Presentazione audio di Queen Kong. Interventi di Pedro Armocida e Monica Stambrini

“Un corto molto elegante e ben fatto. La maestria, la storia, il concetto vanno tutti presi molto seriamente. Inoltre, è anche diabolicamente esplicito e questo è il bonus!”. Con queste parole Don Cato, direttore artistico del Queens World Film Festival di New York ha commentato il premio per la miglior regia di corto narrativo recentemente assegnato a Queen Kong, evento speciale al Pesaro Film Festival che ha anche dedicato al porno d’autore una tavola rotonda in collaborazione con la rivista 8e ½.

queen kong2Una coppia si apparta in giardino durante una festa ma lui ubriaco non riesce ad eccitarsi e la donna elegante e raffinata si trasforma in una donna-satiro, femminile e ferina che brandisce il clitoride come un pene e cavalca l’uomo. Particolare questo che ricorda il mito mesopotamico di Lilith (la cui radice in tutte le lingue semitiche e proto-semitiche significa “notte”, “oscurità”): secondo la Torah ebraica infatti, Dio dà ad Abramo come sposa Lilith che però si ostina a stare sopra Adamo e a non giacere mai sotto di lui. Per questo abbandona l’Eden e Dio crea per Adamo dalla sua stessa costola una nuova compagna Eva che rappresenta un archetipo femminile completamente opposto. Lilith, descritta come un essere ammaliante con lunghi capelli e una coda (nel testo di Judit M. Blair, De-Demonising the Old Testament - An Investigation of Azazel, Lilith, Deber, Qeteb and Reshef in the Hebrew Bible. Forschungen zum Alten Testament, 2 Reihe, Mohr Siebeck, 2009 si analizzano gli animali solitamente accomunati a Lilith: tra questi il satiro, la coda del serpente e la civetta simbolo della dimensione notturna) e a volte anche ricoperta di peli (come era nelle intenzioni della regista come ci spiega nell’intervista), incarnazione di una femminilità primordiale associata alla minaccia, alla stregoneria e alla lussuria che successivamente è confluita nella figura della “ghul”, (la cui radice araba significa “afferrare”, “ghermire”) creatura demoniaca che rapisce gli uomini per renderli schiavi e poi cibarsene.

1 Valentina Nappi in una scena del film Queen KongEd in questo thriller, complici luci e fotografia superbe, il giardino diventa un bosco e poi una foresta, sempre più buia e fitta dove l’attesa, il mistero, il piacere, la paura e la repulsione si inseguono inciampando gli uni sugli altri fino a quando Queen Kong non si prende ciò che vuole con primissimi piani e zoom insistiti. In altre interpretazioni, come nel testo di Joumana Haddad citato sopra, Lilith, è simbolo di una femminilità che rivendica l’uguaglianza di piacere e appagamento come strumenti della propria libertà e consapevolezza, nel solco della tradizione della letteratura erotica araba e persiana dove  il sesso (e il vino!) hanno come unico scopo il godimento, in un’anticipazione del Paradiso. Ma ci sono anche testi contemporanei come La prova del miele di Salwa Al-Neimi o La Mandorla di Nedjma  dove il corpo femminile non è strumento di procreazione ma di conquista e addirittura di dominio sull’uomo. La tendenza più recente è invece quella di interpretare il sesso come valvola di sfogo e di fuga ad una realtà sempre più sclerotizzata e come strumento di potere e sopraffazione ad iniziare da Palazzo Yacoubian” di ‘Ala al Aswani prima libro best seller (secondo come vendite solo al Corano!) e poi film (costato ben 22 milioni di ghinee, il più alto budget di sempre tra i lungometraggi egiziani, ha partecipato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, a Cannes, alla Biennale del Cinéma Arabo di Parigi dove ha vinto il Grand Prix IMA per il Miglior film, il premio IMA per il sostegno alla distribuzione e il Premio per il miglior attore andato ex aequo a Adel Imam, Nour El-Sherif e Khaled El-Sawy e al Tribeca Film Festival di New York dove ha vinto il premio per la migliore opera) che ha provocato interrogazioni parlamentari (Mustafa Bakri e l’allora capo dei Fratelli Musulmani, Mohammed Habib iniziano una campagna per tagliare dal film tutte le scene omosessuali che “diminuiscono notevolmente la qualità del film e non rappresentano la società egiziana”) e minacce agli attori (Khaled el Sawy). Manifesta denuncia contro il regime di Mubarak e ferocissima satira sulla decadenza disillusa e sulla corruzione del Cairo che spinge (anche) alla radicalizzazione e al fanatismo religioso hanno fatto più scalpore le scene di omosessualità tra il giornalista Hatim e il soldato Rabdu che quella in cui Hagg ‘Azzam droga la moglie e la costringe ad abortire o quella in cui Taha viene arrestato, torturato e violentato dalla polizia e poi finisce in un campo di addestramento per terroristi o quelle in cui Buthayna non riesce a trovare lavoro perché si rifiuta di cedere alle molestie sessuali dei suoi superiori che dimostrano come il corpo della donna (e a volte anche dell’uomo) ed il sesso siano terreno di conquista, di dominio e di punizione: in questo sta il piacere. Più recentemente anche nel film marocchino “Much loved” (di cui abbiamo già trattato qui http://www.formacinema.it/forma-on-line/nuove-recensioni/312-much-loved) il sesso sfocia nella dicotomia sopraffazione/umiliazione ed il concetto di onore viene espresso attraverso la violenza in un sistema di dominazione (sessuale, patriarcale e di mero denaro) in cui tutto è mercato e guadagno. E proprio in una Cairo post-moderna sporca, inquinata, sovraffollata, piegata alle leggi del consumismo si svolge l’ultimo libro di Ahmed Naji “Istikhdam al-Hayat” (L’uso della vita) dove il protagonista Bassem si barcamena tra sesso, droghe e alcol: in particolare in un capitolo (che gli arabofoni possono gustare online a questo indirizzo http://ahmednaje.net/2014/07/fiv/) c’è una descrizione molto esplicita di un rapporto sessuale con una donna più grande…e per questo è stato condannato a due anni di prigione dal Tribunale penale di Bulaq, per “offesa alla morale pubblica”. Il controllo sulla società passa ancora e sempre più attraverso il controllo della sessualità anche quando il sesso stesso si trasforma in uno strumento di oppressione e repressione.

Monica Macchi

P.S. A proposito di Istikhdam al-Hayat (L’uso della vita) di cui abbiamo parlato, segnaliamo il corto d'animazione di Ayman Zorkany tratto da alcune sue tavole presenti nel libro e proiettato all'Institut Français del Cairo e in gallerie d’arte come Medrar e Cairo Townhouse Gallery

https://vimeo.com/166940176

attriceporno sito

Janina Rudenska

INTERVISTA A MONICA STAMBRINI

Queen Kong la regista Monica Stambrini con il direttore della fotografia Fabio Cianchetti

Queen Kong Monica Stambrini con il direttore della fotografia Fabio Cianchetti

QUAL È IL TUO PERCORSO ARTISTICO?

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COS’È PER TE IL PORNO?

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PERCHÈ SI È PARLATO DI "PORNO AL FEMMINILE"?

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COSA HA RAPPRESENTATO PER TE PRESENTARE UN FILM PORNOGRAFICO ALL'INTERNO DEL FESTIVAL DI PESARO?

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COME MAI AVETE SCELTO PER IL FILM IL TITOLO DI QUEEN KONG?

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UN TUO RICORDO DELL'OBRAZ CINESTUDIO DI MILANO

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QUEEN KONG

Regista: Monica Stambrini

Fotografia: Fabio Cianchetti

Montaggio: Paola Freddi

Prosthetic Designer and Makeup Artist: Andrea Leanza

Costumista: Antonella Cannarozzi e Aldo Signoretti

Colonna Sonora: Rossano Baldini

Cast: Valentina Nappi, Luca Lionello, Janina Rudenska

 
 

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