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INTERVISTA DI FORMACINEMA A WELLESNET.COM: A PROPOSITO DI TOO MUCH JOHNSON

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Studer cover sito

Ray Kelly ha intervistato Massimiliano Studer a proposito dell'uscita di un libro, per Mimesis Edizioni, dedicato al ritrovamento e alla storia di Too Much Johnson. Alle origini di Quarto potere. Too Much Johnson: il film perduto di Orson Welles.

L'intervsita è stata pubblicata sul sito www.wellesnet.com l'11 marzo 2018: http://www.wellesnet.com/orson-welles-too-much-johnson-studer/

Proponiamo ai lettori di Formacinema la traduzione in italiano di questa intervista.

Rispetto ad altri progetti di Orson Welles, relativamente poco è stato scritto su Too Much Johnson, la sfortunata commedia teatrale del 1938 del Mercury Theatre, che avrebbe incluso, per la prima volta nella carriera del regista, l'utilizzo di un film in un progetto commerciale.

Una sperimentazione di due settimane della commedia Too Much Johnson è stata portata in scena allo Stony Creek Theatre di Branford, nel Connecticut, nell'agosto del 1938. Ma Welles fu costretto ad abbandonare l'idea di utilizzare i prologhi filmati della commedia, in formato muto, dove recitavano Joseph Cotten, Arlene Francis e altri membri del Mercury. Per 40 anni si è pensato che questo materiale fosse andato perduto per sempre, prima che venisse trovato in Italia, dove è stato proiettato alla fine nel 2013.

Massimiliano Studer (Olympia, Le maschere di Eyes Wide Shut) ha sondato la storia del progetto nel suo nuovo libro in lingua italiana, Alle origini di Quarto potere. Too Much Johnson: il film perduto di Orson Welles. Il libro è disponibile sia su amazon.co.uk che su amazon.it

Studer, co-fondatore di Formacinema, è stato il primo a segnalare che tra il materiale rinvenuto vi fossero 600 bobine girate da Welles, contenuto in 13 casse che sono attualmente custodite a Gemona. I filmati includevano Too Much Johnson, Don Quixote, Nella terra di Don Chisciotte e Portrait of Gina.

Studer ha generosamente dedicato del tempo a Wellesnet per rispondere a diverse domande su Too Much Johnson e sul suo libro.

Con così tanti progetti incompiuti o non realizzati di Orson Welles tra cui scegliere, cosa rendeva così unico ai tuoi occhi Too Much Johnson?

La scelta di partecipare all’anteprima mondiale di Pordenone è dovuta a Wellesnet. Il 7 agosto ero a casa e, all’improvviso, ho notato il tuo post su Wellesnet che parlava di Too Much Johnson. Il giorno dopo ho telefonato a Pordenone per farmi accreditare. Durante la proiezione del film mi sono sentito rapire dal film, soprattutto perchè stavo vedendo un film vero: le affermazioni di Welles riguardo la sua inesperienza cinematografica prima di Kane venivano sconfessate da quello che veniva proiettato sullo schermo. Il giorno dopo l’anteprima mondiale, ho avuto la fortuna di trovarmi di fronte a Ciro Giorgini e gli ho chiesto subito se fosse stato disponibile a farsi intervistare. Questo incontro ha davvero creato le basi della ricerca. Mesi dopo, infatti, incontro a Roma Ciro e realizzo una lunghissima intervista (2 ore di girato!). Tra le tante cose che mi ha detto, Giorgini mi ha indicato due argomenti che poi ho sviluppato nel libro.

MStuder for Wellesnet sito

Foto di Marina Berra

L’adesione al Partito Comunista USA di John Berry (assistente di Welles per Too Much Johnson) e Il falso incendio della villa di Madrid. Il 1938 era anche l’anno di uscita di Olympia di Leni Riefenstahl, su cui avevo già lavorato per un libro focalizzato su questo documentario sportivo: avevo scoperto, tra le altre cose, che le famose luci di Norimberga (vedi espressione che usa Norman Lloyd a proposito della luci di Julius Caesar) si riferiscono, evidentemente, all’altro film della Riefenstahl, Il trionfo della volontà. A ogni modo, Leni Riefenstahl era venuta a New York nel novembre del 1938 per promuovere questo documentario sulle Olimpiadi di Berlino e avevo già studiato questo periodo storico. Molti aderenti al Partito Comunista USA si erano mobilitati contro di lei e avevo notato che a New York, nel 1938 il partito era molto forte, organizzato e capace di attrarre intorno a sè molti intellettuali e artisti. Insomma, mi affascinava proprio poter approfondire l’ambiente politico, artistico e culturale della New York della fine degli anni ‘30. E Too Much Johnson era perfetto per questo. Per quanto riguarda l’incendio della villa di Madrid, devo ammettere, dopo tutto il lavoro di ricerca che ho fatto, che Ciro aveva ragione. Seguendo gli stimoli di Giorgini, ho cercato delle fonti dirette che parlassero dell’incendio non dopo anni, ma poche ore dopo l'evento. Così ho trovato due articoli spagnoli del giorno dopo l’incendio. Entrambi dicevano che l’incendio aveva colpito solo la biblioteca della villa e che le fiamme erano state domate in pochissimi minuti. Prima di iniziare a lavorare seriamente alla ricerca, ho chiesto a Piero Colussi (Cinemazero), Livio Jacob (Cineteca del Friuli) e Paolo Cherchi Usai (George Eastman Museum) se ci fosse qualcuno che stava già lavorando a un progetto del genere. Conoscevo già queste persone perché a maggio 2014 (precisamente il 6 maggio, compleanno di Welles), Formacinema, un'associazione culturale che ho fondato alcuni anni fa, aveva organizzato a Milano una delle prime proiezioni, in tutto il mondo, di Too Much Johnson. Quasi quattrocento persone hanno assistito alla proiezione, un piccolo record per un film muto! Ad ogni modo, nessuno ci stava lavorando e allora ho contattato Pierre Dalla Vigna, direttore storico di Mimesis Edizioni, l’editore con cui avevo pubblicato il libro su Olympia. All’editore ho garantito una serie di notizie e documenti inediti a livello mondiale. Pierre ha accettato e sono subito andato a Gemona per vedere i materiali di Too Much Johnson. Quando ho finito di scrivere il libro, ho chiesto a Paolo Mereghetti di scrivere la prefazione. Paolo ha accettato senza esitazione e ha scritto un magnifico testo. Per i lettori di Wellesnet, posso dire che Mereghetti ha svolto un ruolo chiave in Italia per la conoscenza e lo studio di Welles. Paolo ha, infatti, organizzato nel 1977 la prima rassegna completa del cinema di Welles in Italia. Ha scelto il cineclub fondato da mio padre, Alessandro, l'Obraz Cinestudio di Milano, come luogo per realizzare questo famoso evento. Ciro Giorgini mi aveva confessato che il suo amore / ossessione per Welles era iniziato quando venne appositamente a Milano per vedere questa leggendaria rassegna.

La produzione teatrale di Too Much Johnson ha avuto il suo debutto nel Connecticut, ma non è mai arrivata a Broadway. Che cosa non ha funzionato?

Molte cose non sono andate per il verso giusto per la messa in scena di Too Much Johnson. Prima di tutto, Welles era sempre impegnatissimo su troppi fronti: spettacoli teatrali, trasmissioni radiofoniche e impegni politici lo assorbivano 12-14 ore al giorno. Per Too Much Johnson, poi, si era inventata questa strana operazione di creare una parte filmata dello spettacolo. Questo è stato il colpo di grazia. Prima di tutto, i costi di realizzazione erano lievitati enormemente rispetto agli altri spettacoli: bisognava pagare, oltre agli attori, anche i tecnici (elettricisti e cameraman) e, soprattutto, bisognava comprare la pellicola e stampare il girato. A un certo punto, le riprese finiscono perchè il Mercury non paga più il laboratorio di sviluppo della pellicola. Mentre monta, come meglio può, il film, Welles riceve una diffida dalla Paramount, che aveva i diritti di sfruttamento cinematografico di Too Much Johnson, per l’utilizzo della parte filmata nello spettacolo teatrale. Infine, i tecnici del Merecury, effettuano le prove per la proiezione del filmato al Stony Creak Theater solo pochi giorni prima dell’inizio dello spettacolo. Ma si accorgono che non c’è lo spazio sufficiente per una proiezione. A questo punto, Welles decide di non proiettare il film, ma lo spettacolo, senza la parte filmata, era incomprensibile e gli spettatori si arrabbiarono moltissimo. Too Much Johnson andò in scena per 15 giorni solo perchè aveva fatto il tutto esaurito già qualche giorno prima della prima rappresentazione. Ma Welles era molto attaccato a Too Much Johnson e quando venne convocato alla RKO mostrò il film ai dirigenti: faceva parte del suo curriculum artistico, già moto solido in ambito teatrale e radiofonico. E lo faceva vedere spesso ai suoi amici, che lo andavano a trovare a Madrid. Joseph Cotten aveva l’abitudine di pronunciare “Too Much Johnson!” prima di entrare in scena a teatro. E’ stato forse uno dei fallimenti più evidenti della sua carriera, ma Welles era molto attaccato a questa sua prima esperienza cinematografica giovanile.

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Foto di Valerio Mansueti

Quali sono state le tue fonti di ricerca per uno spettacolo teatrale che ha avuto luogo 80 anni fa?

Le fonti che ho utilizzato per ricostruire la vicenda di Too Much Johnson sono state, quasi tutte, di prima mano. Prima di tutto, ho potuto consultare a Gemona, grazie alla disponibilità di Jacob e Colussi, gli involucri originali dove erano custodite le bobine di Too Much Johnson. L’archivista Alice Rispoli mi ha fornito tutto il supporto che potevo chiedere: ho scattato moltissime foto, alcune delle quali sono nel libro. Paolo Cherchi Usai mi ha fornito le foto delle code della copia in nitrato del film, dove ci sono moltissime e importanti informazioni. Una di queste riguarda la quasi certezza che Welles abbia montato Too Much Johnson durante i primissimi giorni delle riprese di Quarto potere. Altre informazioni sul film, le ho rintracciate nella biografia di Paul Bowles, dove si parla diffusamente del cameraman di Too Much Johnson: Harry Dunham. Su questo bizzarro ed estroso personaggio ho raccolto moltissimi dettagli biografici. Un ricercatore della New York University, Bleakley MacDowell, mi ha aiutato in ogni modo per recuperare un gran numero di informazioni su Dunham e grazie a lui ho avuto la possibilità di vedere un corto, di ispirazione surrealista, che il cameraman di Too Much Johnson aveva girato a New York nel 1936. Venus and Adonis (questo il titolo del corto) è stato musicato da Bowles e ha molte analogie con Too Much Johnson: alcune scene sono girate sui tetti di Manhattan e il finale di svolge nel porto con le navi in sottofondo. Dunham aveva una laurea in architettura e non escluderei che certe inquadrature di Too Much Johnson siano opera sua e non di Welles.
Una fonte fondamentale per il mio libro è stata trovata tramite un mio amico dell’Università di Torino, il Prof. Franco Prono. Ho, infatti, scoperto grazie a lui, un archivio di Welles presente al Museo Nazionale di Cinema di Torino. In questo archivio, creato con estremo rigore e autorevolezza da Carla Ceresa nel 1998, c’è un intero faldone specificatamente dedicato all’incendio della villa di Madrid con alcune lettere che chiaramente dicono che quell’incendio così devastante non c’è mai stato. Ho, inoltre, trovato conferma di tutto grazie all’ultimo libro di Joseph McBride, dove sono riportate le parole di Beatrice Welles, che ha confermato ulteriormente l’informazione.
Ho recuperato, poi, gli articoli del 1938 di riviste di teatro che parlano della lavorazione di Too Much Johnson. Ho, infine, recuperato il trattamento che Welles fece per lo spettacolo teatrale. Beatrice Welles ha concesso che i materiali alla Lilly Library vengano utilizzarti per scopi di ricerca. 555 pagine che, con fatica, ho analizzato: come facesse Welles ad avere tutta quella energia, è un vero mistero!
Steven North, inoltre, mi ha aiutato senza sosta nell'analisi dell’archivio dell’FBI su Welles. Il suo contributo è stato fondamentale e per questo lo ringrazio davvero di cuore. Mi ha anche aiutato a comprendere il concetto di Fronte Popolare. Da europeo non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile che anche negli Stati Uniti ci fosse questo movimento politico: ma Steven me lo fatto comprendere perfettamente. Ci tengo, infine, a dire che sono riuscito a recuperare un pezzo del carteggio tra Eisenstein e Welles grazie a un ricercatore russo, Sergej Kapterev: il lettore troverà le lettere nel libro. Devo anche ringraziare Claudio Valentinetti, che ha seguito costantemente il progetto di scrittura e che mi ha incoraggiato ad approfondire gli argomenti che, di volta in volta, scoprivo.
 
Questo film muto mancava da 40 anni fino a quando non è rispuntato a Pordenone, in Italia. Come è finito in questa piccola città?

 

Questo è uno dei tanti misteri di Too Much Johnson. Dalle indagini che ho realizzato, il percorso, più o meno, è stato questo. Welles porta dagli Stati Uniti tutte le bobine. Acquista la villa di Madrid dove rimangono per diverso tempo. Nel 1970, Welles lascia l’Italia a causa di un articolo di un giornale che fa riferimento alla sua storia d’amore con Oja Kodar. Scoppia l’incendio nell’agosto del 1970 e Welles vuole a tutti i costi vendere la villa. La villa viene venduta a metà anni ‘70. Beatrice viene mandata a Madrid per effettuare un inventario, prima di effettuare il trasloco. Ann Rogers (storica assistente personale di Welles), poi, fa raccogliere tutto il materiale presente nella villa e lo spedisce a Roma a nome di Paola Mori alla ditta Interdean. Per molto tempo, nessuno paga l’affitto per custodire i materiali (non solo pellicole, ma anche mobili) a questa società. La Interdean fallisce, ma viene acquistata dalla Roiatti. Per moltissimo tempo, nessuno reclama i materiali alla Roiatti. Molti dipendenti della Roiatti, con il passare del tempo, vanno in pensione e si perde la memoria storica di chi era proprietario delle casse. Se si osservano questi involucri di legno, come ho fatto io, non si riesce a capire a chi appartenevano: non c’è scritto “Di proprietà di Orson Welles”! Insomma, fino al 2003, queste casse rimangono nel magazzino di Roiatti fino a quando un giovane appassionato di cinema, che lavora sia per Roiatti che per Cinemzero, pensa che possa esserci qualcosa di interessante e che non debbano essere buttate in discarica. Mario Catto, chiama Cinemazero che va a prelevare le casse. Cinemazero dal 1978 si occupa di recuperare e preservare materiali cinematografici. Le casse, però, rimangono ancora sigillate per altri 6 anni: non ci sono segni esterni che quelle casse siano di Welles. Per scoprire il resto della storia, vi invito a leggere il libro...

Cos'altro è stato trovato a Pordenone?

Le  13 casse, recuperate prima da Cinemzero e ora custodite a Gemona, contengono circa 600 bobine. Oltre a Too Much Johnson, come è noto, sono stati trovate bobine de Il mercante di Venezia, Portrait of Gina, e altro materiale relativo alla lavorazione di Nella terra di Don Chisciotte e qualcosa di Don Quixote. Non posso dire di più perchè la mia ricerca si è concentrata su Too Much Johnson e il resto aveva poca rilevanza con il mio progetto: non ho quindi approfondito molto i materiali. Vorrei aggiungere che mi auspico che altri studiosi vogliano visitare l’archivio e studiare meglio questi materiali.

Possiamo aspettarci presto una versione in inglese del tuo libro?

Posso dirti che il libro è appena stato pubblicato in Italia con l’editore Mimesis: è uscito, infatti, il 1 marzo 2018. Mi piacerebbe moltissimo poter pubblicare un’edizione in lingua inglese e spero che qualche editore americano o inglese sia interessato alla traduzione. Ho ricevuto già molti apprezzamenti, anche a livello accademico, per il lavoro e devo confessare che ho scritto il testo pensando già a un potenziale lettore di lingua inglese: quasi tutte le fonti bibliografiche sono di autori statunitensi. Certamente l’interesse dimostrato da Wellesnet e da te, mi ha confermato che una ricerca come quella che ho fatto su Too Much Johnson sia interessante per un pubblico internazionale.

Quali sono le prospettive per te come autore?

In questo momento sono un dottorando presso l’Università di Udine e la mia prossima ricerca è focalizzata su The Other Side of the Wind. Il progetto è stato accolto con estremo interesse dall’Università di Udine soprattutto grazie alla riscoperta dell’archivio di Welles depositato presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino dove ci sono moltissimi materiali sul film, che nessuno fino a ora ha mai consultato nè tanto meno studiato. Ho scelto di concentrarmi su questo film perchè ci sono svariate connessioni con Too Much Johnson. Welles, ad esempio, ha incontrato per la prima volta Hemingway mentre lavoravano a un documentario sulle Guerra Civile Spagnola (mi riferisco al voice over di The Spanish Earth), che è uno dei primissimi laboratori politici internazionali del movimento del Fronte Popolare, di cui ti ho parlato prima. E poi c’è il tema dell’esilio politico di Welles, che ha legami molto forti con il suo impegno politico, che diventa evidente proprio nel 1938. Per il libro su Too Much Johnson, ad esempio, sono riuscito a recuperare un raro articolo di Welles pubblicato dal Daily Worker, quotidiano comunista stampato negli USA, nell’aprile del 1938 dal titolo “Theatre and Popular Front”. Nel lavoro, che ho appena iniziato, sono supportato dal Prof. Francesco Pitassio che ha già dimostrato un notevole entusiasmo per il progetto e che sarà, per i prossimi tre anni, il mio supervisore, insieme al Prof. Andrea Mariani. Anche Steven North mi sta aiutando molto nel lavoro di ricerca: è figlio del famoso compositore Alex e da giovane ha avuto un ruolo attivo all’interno della New Hollywood e mi supporta sempre in ogni modo e con una generosità che mi lascia sempre senza parola e che mi lusinga. Non so cosa scoprirò, ma ho imparato con le mie esperienze precedenti che le soprese sono dietro l’angolo e che avrò modo di imparare divertendomi.

 
 

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