Claudio Maria Valentinetti è stato per generazioni di studiosi ed appassionati di Orson Welles un punto di riferimento grazie soprattutto alla sua monografia sul cineasta americano pubblicata nella collana Il Castoro della casa editrice La Nuova Italia.
Dopo anni di silenzio, almeno in Italia, Valentinetti pubblica con la casa editrice Artdigiland un nuovo libro dedicato alla moglie più famosa di Welles, Rita Hayworth dal titolo "Rita Hayworth. Cinema, danza e passione": http://www.artdigiland.com/events/2014/10/5/artdigiland-presenta-un-nuovo-volume-rita-hayworth-cinema-danza-passione.
Grazie a Facebook scopro che lo studioso di Welles vive e lavora a Brasilia. Dopo un fitto scambio di e-mail, concordo con Valentinetti di realizzare un’insolita intervista via skype con due operatori che effettueranno le riprese in contemporanea in due location distinte. Douglas Nave, di origine brasiliane, a Milano e Giampiero Madaio, un filmmaker romano, a Brasilia.
Rimango dell’idea, sin da subito, che l’intervista debba partire da due dati oggettivi. In primo luogo capire come e perché Fernaldo Di Giammatteo abbia scelto Valentinetti per affidargli la stesura del Castoro dedicato a Welles. In secondo luogo, capire se lo studioso abbia avuto dalla rassegna dell’Obraz Cinestudio di Milano del 1977 (ascolta intervista a Paolo Mereghetti curatore di questa storica e mitica rassegna) qualche stimolo per la scrittura del libro. Le due domande iniziali permettono a Valentinetti però di raccontare anche altro. Il suo personale rapporto con Welles sembra ancora intatto nonostante i decenni ormai passati dopo la pubblicazione del Castoro. Scopro molte informazioni inedite. Laureato in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano, nell’ottobre 1975, con una tesi sul Cinema Novo Brasiliano, è critico di cinema (Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI) dal 1982 e giornalista professionistadal 1988. Pur essendo di lingua madre italiana, conosce perfettamente sia il portoghese che lo spagnolo. Al cineasta brasiliano Alberto Cavalcanti ha dedicato una monografia scritta insieme a Lorenzo Pellizzari e pubblicata dalle Edizioni del Festival di Locarno nel 1988. Oltre a tutto ciò Valentinetti è stato traduttore dallo spagnolo e dal portoghese in italiano di opere di Jorge Amado, Gabriel García Márquez, Carlos Fuentes, Fernando Pessoa, João Ubaldo Ribeiro e tanti altri.
Il titolo di questa intervista contiene il riferimento al documentario It’s all true documentario incompleto che Orson Welles dedicò al Brasile, opera su cui Valentinetti sta effettuando delle ricerche da alcuni anni.
L’intervista è stata registrata, a Milano e a Brasilia, il 27 dicembre 2014 e sono state rivolte le seguenti domande, elaborate da Giovanni Austoni, Massimiliano Studer e Sabrina Porfido:
- Il tuo lavoro su Welles più famoso è, indubbiamente, quello della collana del Castoro. Ci puoi raccontare come nacque e si sviluppò questo progetto?
- Nel Castoro fai riferimento alla rassegna su Welles organizzata da Paolo Mereghetti all’Obraz Cinestudio di Milano nel 1977. Che cosa ricordi di quella rassegna e come ha influito nella stesura del libro?
- Nell’ottobre del 2013 a Pordenone si è potuto vedere Too much Johnson (1938). Hai visto il film? Secondo te è una tappa fondamentale della carriere di Welles, come molti studiosi pensano, o è solo un suo primo esperimento cinematografico?
- Prima di essere un maestro del cinema, Orson Welles è stato anche: mago, regista teatrale, autore radiofonico e giornalista. Un autore a tutto tondo. Quali aspetti della sua esperienza radiofonica vennero utilizzati da Welles nel cinema?
- Welles è sempre stato definito, seguendo l’intuizione di Andrè Bazin, un autore barocco. Quali sono i contorni di questa definizione? Sei d’accordo con questa definizione e perché
- Veniamo ai rapporti di Welles con Shakespeare. Welles fece scalpore con la sua rappresentazione newyorkese in stile voodoo del Macbeth, nel 1936. La sua versione cinematografica è molto incentrata sugli aspetti teatrali (l’adattamento italiano del film si basò, ad esempio, sulla traduzione di Mario Praz del testo shakespeariano) ed espressionistici. Quali sono gli aspetti cinematografici che ritieni di maggior rilievo di questa opera?
- In questi giorni è presente nelle librerie italiane, il tuo nuovo libro dedicato ad una delle mogli di Orson Welles, Rita Hayworth. Cosa hai scoperto di nuovo su questa artista? Che rapporto ebbe con Welles?
- Su Orson Welles ormai è stato scritto tutto (e il contrario di tutto, cosa peraltro in linea con l'indole meravigliosamente contraddittoria del personaggio). C'è un aspetto di questo regista che, secondo te, sembra sia ancora sfuggito alla critica e su cui avresti voglia di soffermarsi? Qualcosa di cui a tuo avviso si è parlato poco e che meriterebbe di essere approfondito?
Potete ascoltare le singole domande a Claudio M. Valentinetti seguendo il link:
https://vimeo.com/album/3723610
Giampiero Madaio
Douglas Nave
Crediti
Regia, montaggio e conduzione intervista: Massimiliano Studer
Domande elaborate da: Giovanni Austoni, Massimiliano Studer e Sabrina Porfido
Riprese: Douglas Nave (Milano) e Giampiero Madaio (Brasilia)
Scene e audio tratti da:
Too much Johnson (1938) by Orson Welles. Cinemazero, Pordenone / La Cineteca del Friuli, Gemona / George Eastman House, Rochester, NY
La magnfica ossessione. Too much Johnson e il cinema di Orson Welles (2014), di Filippo Biagianti e Massimiliano Studer
Orson Welles apologizes for the The War Of The Worlds broadcast (1938)
The War Of The Worlds by Orson Welles and the Mercury Theater CBS Radio Broadcast 1938 (AUDIO)
Trailer F For Fake (1974) di Orson Welles (AUDIO)
Musica:
Enola Gay La Banda degli Ottoni a Scoppio Live in Paris (11 dicembre 2015)
Una Produzione: Formacinema
Un ringraziamento speciale a:
Claudio M. Valentinetti
Silvia Tarquini di Artdigiland
Giancarlo Aprea e La Banda degli Ottoni a Scoppio (Ambrogino d'oro 2012)
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