SULLA NATURA PROTEIFORME DEL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO
Il presente testo è nato dalla trascrizione di una conferenza tenuta alla Casa della Cultura di Milano in data 18 ottobre 2005. Era la prima di cinque conferenze all’interno di un seminario dal titolo “Il cinema tra filosofia e psicoanalisi”. Quella conferenza aveva inevitabilmente un carattere introduttivo e propedeutico, inoltre per ragioni di metodo presentava una prima parte largamente teorico-filosofica, proprio perché intendeva mettere a fuoco la questione del cinema come arte caratteristica della società capitalistica, ma raramente presa in considerazione dalla filosofia e dai filosofi contemporanei. Dopo una revisione ristretta effettuata nel 2010 mi sono reso conto di dover, in caso di pubblicazione, riempire i vuoti che nell’esposizione orale non disturbano più di tanto. Di conseguenza il testo ha assunto dimensioni notevoli, per cui ho deciso di dividerlo in due parti. In questa prima parte dopo l’”esplorazione” filosofica ho aggiunto tutta una parte, assolutamente inedita, su Galvano Della Volpe e sui suoi “strani” rapporti con Ejzenstejn e con il cinema. Nella seconda parte, centrata su cinema e psicoanalisi, dove la parte del leone la farà il cinema, affronterò ancora Galvano Della Volpe e come, questo filosofo ha influenzato sia il mio modo di vedere il cinema sia il mio modo di concepire la psicoanalisi, anche in senso pratico-professionale. Sarà anche introdotto il problema ancora, a tutt’oggi, discusso del Laocoonte, problema che comunque riprenderò e approfondirò in un altro “capitolo”. Di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.