Su posizioni vicine al situazionismo francese e giovane cinefilo "assatanato", Americo Sbardella nel 1966/67 sostenne la necessità di collegarsi in maniera non episodica con le cooperative di produzione e di distribuzione di cinema sperimentale e di quello politico-militante, in Italia ma soprattutto all'estero, con i centri di diffusione del grande cinema del passato, con gli autori indipendenti europei e americani e con le più importanti e "generose" cineteche (innanzi tutto con la Cinémathéque Française e con Henri Langlois), con la prospettiva di creare e gestire uno spazio- cinema del tutto autonomo, un filmclub.
Si trattava di creare una nuova forma associativa, un'associazione privata con tessera per i frequentatori, non aderente alle federazioni nazionali dei cine-club riconosciute dallo Stato, con proprie salette di proiezione, attrezzate con il 35mm, il 16mm, il super8 e il videoproiettore. Questo tipo di struttura prescindeva dal visto di censura ufficiale, necessario per tutti i film presentati nei cinema italiani, e poteva presentare, con una programmazione quotidiana, le opere più interessanti del cinema del passato e del presente non distribuite nel nostro paese, i film delle cinematografie emergenti, il cinema sperimentale, quello delle avanguardie storiche, l'underground americano e il cinema politico e militante. Se si esclude il Festival di Pesaro, in Italia in quegli anni era impossibile poter vedere tutto questo cinema.
L'obiettivo era quello di sprovincializzare Roma, portandovi in modo sistematico le esperienze degli studios parigini, delle salette cinematografiche sperimentali londinesi e newyorkesi ma anche i film e le rassegne presentati nei festival cinematografici d'avanguardia. Americo Sbardella ha fondato a Roma, in via degli Orti d'Alibert, a Trastevere, nell'autunno del 1967, insieme con Annabella Miscuglio e Paolo Castaldini, il primo filmclub italiano, il Filmstudio, un centro con due salette di proiezione, ancora oggi funzionanti. Nell'intervista racconta la storia dei primi anni di questo glorioso filmclub e dei suoi rapporti con l' Obraz Cinestudio, a partire dalla sua nascita nel 1975.
A cura di Massimiliano Studer
Ecco le domande che abbiamo rivolto ad Americo Sbardella:
1) Quale fu la genesi del Film Studio? A quando risale la tua prima idea di fondarlo?
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2) L’Obraz organizzò la sua prima rassegna il 9 dicembre 1975. A distanza di 35 anni, quale pensi sia stato il tuo contributo alla nascita dell’Obraz?
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3) Quando iniziò il rapporto stretto con l’Obraz? Che tipo di supporto operativo/creativo desti all’Obraz?
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4) Quali tra le rassegne organizzate con l’aiuto del Film Studio all’Obraz ricordi con maggior numero di dettagli?
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5) Quando, a tuo giudizio, l’Obraz tagliò il cordone ombelicale con il Film Studio? Ci fu una rassegna che ti fece capire che stava avvenendo questo distacco?
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6) Il Film Studio dichiara, nel suo sito, che i film di Robert Kramer furono ospitati per la prima volta in Italia nel cineclub da te fondato. Anche l’Obraz organizzò una personale dedicata al cineasta americano nel dicembre 1980. Ci furono dei contratti tra Film Studio e Obraz per questa rassegna?
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7) Che ricordo hai di Enrico Livraghi? Come ti sei trovato a lavorare con lui?
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8) Il Film Studio subì uno sfratto nel 1985 e ci vollero quindici anni per riaprire la sua sala storica. Anche l’Obraz subì un trattamento identico ma chiuse definitivamente. Perché, secondo te, in Italia è così difficile fare cultura cinematografica?
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9) Puoi fare un paragone tra i testi presenti nei programmi stampati dal Film Studio e quelli, per intenderci, stampati su Zuppa d’anatra dell’Obraz?
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Ascolta l'intervista completa (durata 57' e 00")
Nota bene: Bruno Torri nel 1969 scriveva su "Cinema 60" e non su "Ombre Rosse" come erroneamente riferito da Americo Sbardella durante l'intervista. Segnalazione fattaci dall'intervistato
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