Intevista a Noè, giovane regista francese, autore del documentario Sagarana e del film Happiness in Darkness (workinprogress)
L’intervista è stata realizzata tramite skype domenica 17 giugno, alle 23.20, con lui nel suo appartamento a Parigi, mentre preparava i suoi bagagli per tornare in Brasile per filmare due documentari che gli sono stati commissionati.
Abbiamo parlato del suo road movie Happiness in Darkness che riposa e aspetta il momento giusto per proseguire il proprio cammino.
La conversazione si è sviluppata in portoghese e francese, ma essendo l’intervistatore di madrelingua spagnola, così è stata spedita...
-Qual’è la situazione attuale del film?
Per ora stiamo facendo alcune modifiche al copione, abbiamo quasi finito. La storia è la stessa, però stiamo adattandola e correggendola dove necessario. Il cinema è questo, molte paia di occhi che vedono o devono vedere attraverso l’occhio di un regista, e a volte quello che il regista vede è difficile da vedere per gli altri. È per questo che quando la realizzazione di un film si ferma per un bel po’ di tempo, come nel caso di Happiness in Darkness, ha bisogno di passare per la visione di altri occhi prima di tornare in laboratorio. Ma stiamo avanzando bene. Abbiamo una casa di produzione in Francia, e stiamo cercando anche qualche co-produzione in Brasile. Quindi marciamo per buon cammino.
-qual’è stato il problema che ha portato al blocco del film?
I problemi sono stati vari, oltre alla natura stessa che ci ha fatto ammalare. L’Amazzonia non è facile. Lì tutto è bellissimo, ma tutto è anche lontano e una malaria ti può ammazzare se non la curi per tempo. L’ho presa io, e anche uno degli attori. Ma il problema complessivo è andato al di la di questo, la malaria è stato solamente un campanello d’allarme.
Il problema è stato che noi siamo arrivati al momento di girare dopo un casting difficile ed una preparazione tesa, e sebbene le prime scene ci sono sembrate ottime; ma in queste non era necessaria molta recitazione, quindi eravamo soddisfatti. Ma dopo sono iniziate le difficoltà, e abbiamo intuito che era prudente fermarci. Abbiamo notato che gli attori erano molto bravi quando recitavano nella loro lingua, ma quando dovevano parlare in portoghese si sentivano insicuri. Avevamo trovato questi attori viaggiando per vari mesi per il fiume Paacas Novas, e altri fiumi che sboccano nel Madeira e nel Momore, avevamo percorso quasi tutti i villaggi dei Wari, e quindi avevamo con noi l’universo dei Wari, ma qualcosa non funzionava, o in loro come attori, o nel copione e nei dialoghi.
Sapevamo il prezzo di quello che stamo facendo, ma comunque abbiamo preferito prenderci una pausa e risolvere i problemi al fine di evitare di fare un film zoppo, claudicante.
-Qual’è la reale posibilita di finire il film?
Adesso abbiamo una produzione molto entusiasta e dipenderà dal trovare i finanziamenti necessari per riprendere la realizzazione. Siccome è una “opera prima” mia, è piuttosto difficile. Se troveremo i soldi necessari torneremo in Amazzonia per continuare... in questo momento abbiamo bisogno di altri finanziamenti, anche se sono già stati fatti alcuni passi abbiamo bisogno di qualcosa in più... anche se il nostro budget è e sarà sempre ridotto perchè così è lo spirito del film, di basso costo.
-Gli attori, come stanno?
Gli attori stanno bene, sono nelle loro case, nelle loro comunità vivendo la loro vita quotidiana, il film non cambierà le loro vite. Ovviamente sperano, come me, di poterlo finire. In ogni caso sono andati avanti molto rapidamente, già si sono appropriati della macchina da presa e hanno approfittato per realizzare un documentario corto sulle loro storie e in questo momento il cortometraggio è in esibizione in un festival cinematografico in Amazzonia. Qui troverete il link perché possiate vederlo nelle sue due versioni, quella in portoghese e quella in francese
-Un’ultima domanda e ti lascio riposare…. Tu,come stai?
Uff, io sto bene, al meglio, però resto un po’ preoccupato per il film. È un’opera che è iniziata e deve essere conclusa, e in questo caso il tempo è totalmente relativo.
La mia maggiore preoccupazione è la questione del cast. Credo che è sempre stata questa perchè questo film non sarà nulla senza gli attori; loro sono l’anima del film. Solamente dopo vengono i paesaggi, i luoghi esotici, la stessa storia, che, assieme alle immagini, sono solo sfondo.
È vero che grazie alle immagini abbiamo ottenuto che la produzione attuale si interessasse, ma, ripeto, gli attori sono il cuore di questo film. Adesso so che otterremo immagini ancora migliori, e questa certezza mi rallegra, ma rimane la preoccupazione per il cast. In questo stesso momento ho preso l’impegno di realizzare due documentari in Brasile, per avere il tempo materiale di vedere le cose da un altro punto di vista, un lavoro differente, un altro gruppo umano, il tutto pensando a Happiness in Darkness, che continuerà, quest’anno o più avanti... Troveremo i finanziamenti necessari, ma ugualmente voglio un gruppo, una troupe piccola, molto ridotta, per filmare con molta intimità.
Nel film il regista viaggia con tre attori e in questo risiede l’originalità del film... con immagini autentiche, questo è quello che voglio dal film, con totale spontaneità.
Grazie per l’interessamento e buona notte!
-Grazie a te, speriamo di poter vedere presto il film completato! Buona notte!
20 giugno 2012
Traduzione a cura di Damiano B.