Quattro anni di riprese, una splendida fotografia, un gruppo di “attori-non attori” azzeccatissimi (su tutti, il duo canoro “Los españoles” e il loro monumento al camionista) che sono i reali abitanti ingaggiati con il passaparola, una grande attenzione al sound design e due macchine da presa: ecco i numeri di questo video-diario trionfatore all’ultimo Festival di Pesaro
Film vincitore del Premio Lino Micicchè con la seguente motivazione: “L’autore con il suo cinema ha voluto condividere le memorie, il presente e il futuro attraverso l’immagine il suono e il movimento con una onesta, pura, competente e personale visione del cinema”.
Il film è stato premiato anche dalla Giuria degli Studenti “per la capacità di raccontare il paesaggio dell’entroterra spagnolo trasfigurandolo in una dimensione universale e atemporale, dove tradizione e modernità collidono attraverso lo sguardo immersivo dell’autore”.
Facebook è come la mia canna da pesca:
non sai con chi entri in contatto;
io ho trovato in Paraguay una ragazza di 47 anni
….e manco sapevo dove fosse il Paraguay!
Il rumore dell'autostrada
è simile alla risacca delle onde del mare
Risemantizzazioni continue che navigano nel tempo tra passato, presente e futuro e nello spazio in un continuo rimando tra materiale e virtuale: così il cd di Master of Puppet dei Metallica viene usato come uno spaventapasseri post-moderno mentre la ricerca dei Pokemon riproduce immagini che si mischiano e sommano a quelle catturate dalla macchina da presa.
Una ricerca estetica, mentale, emotiva, emozionale ed emozionante diventa un archivio sonoro e visuale che, senza alcuna voce narrante, recupera e raccoglie storie, tradizioni, canti ed il patrimonio identitario degli abitanti di Meseta, l’altopiano più antico della penisola iberica. Ma è anche un ritratto socio-antropologico di una rete di relazioni a maglie sempre più larghe su un territorio che si sta spopolando a causa anche dell’urbanizzazione e di (altri) stili di vita. Qui (ri)troviamo una dolcissima coppia di ultra-ottantenni - nonni del regista – che setacciano legumi rivangando il franchismo, donne che lavano i panni a mano sulla pietra del lavatoio, vendemmie alla luce fioca delle candele e un uomo che, al posto delle pecore, per addormentarsi conta le case ormai vuote come “un rosario sgranato”.
Ma non pensate all’immagine naif di una idilliaca “utopia rurale” quanto piuttosto ad un omaggio alle infinite scoperte spalancate dall’ebbrezza di passare l’estate dai nonni in totale libertà, omaggio che si respira nei piani lunghissimi, sconfinati dove la natura sta prendendo il sopravvento anche nel sonoro: nei versi degli animali, nel ronzio delle mosche e persino nelle folate di vento, sottofondo costante. A questi sono alternati primissimi piani di facce rugose, volti che diventano mappe da decifrare -come sostenevano Ejzenstein e Balzas- sovrapponibili ed inscindibili da questo territorio.
Una realtà semplice, lineare ma proprio per questo profonda e radicata che attraverso lo sguardo affettuoso e complice del regista ondeggia al ritmo di una memoria che si sta dissolvendo.
SCHEDA TECNICA
Titolo: Meseta
Titolo Internazionale: Inland
Regia: Juan Palacio
Sceneggiatura: Juan Palacio
Editing: Juan Palacio
Produzione: Jabuba Films y Doxa Producciones
Sound Design: by Xabier Erkizia
Durata: 90’
Premi Vinti: Menzione Speciale al Copenhagen Film Festival; Premio Lino Miccichè alla 55a Mostra del Pesaro Film Festival 2019