Zerzura appare per la prima volta nel “Kitab Al Kanuz” (Il Libro dei tesori nascosti), un manoscritto medievale arabo che la descrive come un luogo magico ricolmo d’oro e che, secondo le fiabe popolari Tuareg, è custodito dai djinn, forze soprannaturali originate dal fuoco.
E l’approccio di un’etnografia del reale, esplicitamente ispirato da e a Jean Rouch, è evidente sin dalle prime scene, catapultati come siamo nei loro salamelecchi, nelle cerimonie del the e delle preghiere con splendide carrellate sulle maschere, i monili ed i vestiti per poi allargarsi all’ambiente circostante con un taglio di denuncia dei cambiamenti climatici (la siccità resa visivamente da animali scheletrici) e dell’inquinamento (con i rifiuti di plastica impigliati negli arbusti che danzano al vento in colorazioni fredde e lunari) fino a diventare un road movie quando un giovane senza nome va da Kurububu ad Agadez per cercare e riportare a casa Boutali, il fratello misteriosamente scomparso.
Il destino personale di questi due fratelli incarna il paradigma geo-politico di una migrazione africana in fuga verso mitiche città dell’oro europee e proprio qui, in un locale chiamato Dunyya (termine musulmano, la cui radice araba parla di “basso”, “prossimo” e che si riferisce al mondo terreno in contrapposizione a quello celeste e spirituale) la pellicola si allontana dal piano e dal senso della realtà.
Irrompe prepotente l’esoterico nella figura di uno stregone che indica la strada verso Zerzura preannunciandogli prove da superare “senza mai voltarsi indietro” scandite dal numero 7: in questa fase un sole che sembra fuoco si sostituisce alla falce di luna nello scandire lo scorrere del tempo e ci ritroviamo in un deserto senza confini e senza leggi dove scorrazzano predatori e cercatori d’oro, contrabbandieri e migranti in uno stile che la locandina stessa definisce “Western acido”. Così colori che virano sempre più sui toni del rosso fanno da sfondo a cerchi concentrici di mattoncini, dove un duello con primissimi piani sugli sguardi e sulle mani che corrono alle spade omaggiano Sergio Leone, regista cardine dell’workshop collettivo in cui si è realizzata la sceneggiatura e lo storyboard.
E il cerchio inserisce la geometria e le forme in un deserto che diventa onirico, prologo di incredibili ziqqurat (in realtà, strutture surreali dell'artista svizzero NOT VITAL), termine sumerico interpretato da Jastrow come “visibile a grande distanza” una sorta di immagine simbolica del Cosmo, uno spazio sacro e trascendente a sette piani ove possono attuarsi i passaggi fra diverse zone cosmiche. Le ziqqurat tagliano lo schermo come una danza in un’architettura magica tra archi, coni e croci, riprese dall’alto che varcano tutti i confini perdendosi nella pura luce sino all’incontro col djinn mischiando gli spazi fisici e sonori.
Ed il film finisce in modo ellittico laddove era iniziato con il riferimento mitico all’uccello “ladro di bambini” ma con una possibilità di scelta diversa. Ma quante volte bisogna pugnalare l’oro per uccidere il djiin?
P.S. Christopher Kirkley ha pubblicato oltre 35 album con l’etichetta SAHEL SOUNDS, ha organizzato la mostra afro-futurista UCHRONY: THE UNEQUIVOCAL INTERPRETATION OF REALITY sulla scena musicale underground di Bamako e ha diretto il lungometraggio in lingua Tuareg AKOUNAK TEDALAT TAHA TAZOUGHAI di cui abbiamo già scritto qui:
http://www.formacinema.it/pesaro-film-festival/52a-mostra/324-akounak-tedalat-taha-tazoughai
SINOSSI FILM: Attraverso un viaggio sensoriale di rara ed enigmatica bellezza, con un universo sonoro che spazia dal vento agli strumenti tradizionali sino al blues del deserto con musiche originali di Ahmoudou Madassane (del resto il regista si auto-definisce “archivista della musica, etnografo da battaglia e dj occasionale”) questo film travalica gli spazi e i generi codificati in un approccio alle migrazioni mistico-antropologico.
SCHEDA FILM
Regia: Christopher Kirkley e Ahmoudou Madassane
Sceneggiatura: Christopher Kirkley, Rhissa Koutata, Ahmoudou Madassane, Guichene Mohamed
Editing: Christopher Kirkley
Musica: Ahmoudou Madassane
Produttori: Christopher Kirkley, Rhissa Koutata, Ahmoudou Madassane, Guichene Mohamed
Lingua: Aïr Tamasheq (Niger settentrionale)
Durata: 87’