La passione di divulgare, affermare, realizzare le parole e il messaggio del padre in modo concreto si unisce nell'anima di Eleanor con la forte volontà di vivere il marxismo in ogni aspetto della sua vita, anche quello privato, facendo delle scelte determinanti, in netta contrapposizione con le norme
dell'epoca, ma anche scandalose per la sua stessa famiglia.
La scelta del compagno "alternativo" al modello borghese si rivela però, proprio nella scena in cui entrambi recitano Casa di bambola di Ibsen, all'improvviso, l'esatto contrario delle aspettative di Miss Marx. È proprio a partire da quel momento che le si cominciano a rivelare tutti i lati negativi, correndo a precipizio in un baratro che la divorerà. Un uomo spendaccione e dissoluto, che fuma oppio, scivolando quasi immediatamente nella tossicodipendenza, con problemi di salute che si aggravano, che ben presto non scrive più, non recita più, ma che soprattutto intorpidisce e inaridisce gradualmente, inizialmente in modo impercettibile, l'impeto e la gioia dei lei.
Non solo il loro rapporto è viziato dalle continue scoperte di tradimenti, di debiti e di ricorso ai prestiti dei più cari amici di lei (tra cui Engels), ma spesso lui è lontano per periodi sempre più lunghi e non condivide più neppure l'essenza delle teorie marxiste sulle quali lei ha fondato ogni principio della sua vita. Eppure, quello che sorprende, ma al contempo fa rabbia a qualsiasi donna guardi il film, quella grande rivoluzionaria che è Eleanor non sa rifiutarlo, non sa ribellarsi, non sa spezzare quella catena di soprusi morali che lui commette ai suoi danni continuamente. Lei che vuole difendere i diritti dei lavoratori e delle donne vessate da ritmi di lavoro intollerabili, non sa, lei per prima, ribellarsi a un'intimità che la incatena a una valanga di bugie e ad un rapporto falso e vuoto. Lo dice la stessa protagonista: il suo compagno è privo di morale. Ma il marxismo è un sistema e una filosofia di vita, non consiste nell'avallare comportamenti sregolati e incoerenti.
Così nelle scene finali, lei cade in una depressione profonda, alimentata spesso dal ricordo di un padre che apparentemente rispettava lei e sua madre, ma che in realtà le lascia in eredità anche un fratellastro "buono come lei"! La scoperta, tremenda e lacerante, la getta nella disperazione: comprende che il rispetto verso il genere femminile è in realtà solo finzione. Il padre, come del resto suo marito, hanno tradito la sua fiducia di donna che crede nell'emancipazione reale della donna!
Così nelle ultime scene, dopo aver fumato l'oppio, diventa preda di un furore direi decisamente bacchico: è invasata, balla in modo sregolato, implode internamente, anziché esplodere nei confronti del suo compagno. È una danza di liberazione forse dalla sua morale, dai precetti suoi e del padre, dalle norme che la razionalità e la società marxista le aveva imposto; ma è anche una danza degradante, lacerante, come accade per le Baccanti sul monte Citerone, in cui si perde di vista proprio la dimensione umana e civile. Come le Baccanti arrivano a sbranare Penteo, perché, invasate da Dioniso - infatti non riconoscono Penteo come il figlio di Agave ma lo credono un leone - così Eleanor fa a pezzi tutta la sua vita, tutti i suoi ideali sui quali ha fondato la sua esistenza, tutta la dottrina marxista, alla quale aveva dedicato ogni sforzo e ogni pensiero, tutta la sua vita privata che l'ha condotta a tale degrado. E la notizia del suicidio, sebbene nota, giunge davvero inaspettata alla fine del film con le scritte finali che sono di grande impatto sullo spettatore.
Così resta intatta la figura di una donna che, tra le prime, non è riuscita a sradicare una mentalità fortemente maschilista che la penalizza e la umilia: del resto è una mentalità che ancora oggi, dopo più di cento anni, si fa fatica a sradicare!