Eccezionale protagonista di Ya 'Omri (104 Wrinkles, 2016), il nuovo documentario di Hady Zaccak, è Henriette (detta anche Enrichetta) Mas'ad, la nonna dello stesso regista, con i suoi 104 anni.
Zaccak continua nella scelta di metter a fuoco un personaggio della sua famiglia (dopo Honeymoon 58, dove al centro delle riprese c'era la madre Mona, figlia della stessa Henriette) per poi fondere la loro vita privata e intima con quella pubblica e nazionale. Si tratta di una storia degli affetti che non cela l'affetto per la ricerca della Storia del Libano, una costante della sua opera (Marsidis, Dars fi t-tarikh, Kamal Jumblatt, testimone e martire, per citare solo i suoi doc più recenti).
Il regista divide la vastissima materia documentaristica che interessa il personaggio della nonna, filmata dal 1992 fino al 2013, in più ambiti: primo, il sè, poi la famiglia d'origine, passando per il viaggio che cambierà il corso della sua vita, la nuova famiglia costruita in Libano, il rapporto con i figli, la guerra civile. Chiude, infine, con una saggia chiosa della testimone ultrasecolare sul presente del Libano.
La consapevolezza della nonna, sebbene minata da una nebbia intermittente sulla propria identità e su quella dei suoi parenti più stretti, tra cui lo stesso regista, presenta aspetti teneri e a tratti esilaranti. Ad esempio, quando il nipote le chiede l'età, lei risponde:"Non si chiede l'età ad una donna. Lo si capisce da come parla". Poi gli chiede di provare ad indovinare la sua età. E si meraviglia di sapere di avere più di 100 anni e di star ancora lì a parlare.
Il regista ci mostra l'evoluzione e il progressivo affievolimento della memoria di Henriette , montando filmati che la vedono in varie situazioni familiari e sociali (feste di compleanno, veglioni di fine anno), dal 1992 in poi. La costante in tutte le fasi della sua vita filmata è l'enorme carica di affetto che esprime per chi le sta attorno, compresa la troupe del regista.
Henriette è figlia di Yusuf Mas'ad, capostipite di una benestante, ma non feudataria, famiglia libanese cristiana, che annovera illustri rappresentanti, fin dal 1470. Il padre segue lo stesso destino di centinaia di migliaia di connazionali, migrando in America Latina, a cercarvi fortuna (molti lo facevano anche per sfuggire alla costrizione obbligatoria nell'esercito degli ottomani, già dalla seconda metà del XIX secolo). La madre muore quando lei è ancora bambina. In una foto d'epoca riconosce il padre, suonatore di liuto.
Sulle note di quello strumento, in un'altra scena di struggente malinconia vediamo Henriette accendere un'antica radio, a 84 anni. Subito dopo si vede la stessa radio in primo piano e sullo sfondo lei coricata sul letto, curva sotto il peso dei cento e più anni. Scorrono così gli album di foto della sua famiglia, dei vari fratelli e delle loro imprese di vita.
L'oblio galoppante di Henriette ci porta ad assistere a tante scene in cui i classici ruoli di nonna e nipote si invertono: lei che anni fa, con smagliante lucidità, aveva raccontato a Hady storie avvincenti della sua vita, con tutti i dettagli più gustosi, diventa ora curiosa e a volte stupefatta ascoltatrice della stessa.
Lo stesso regista, che per tanti anni aveva affidato gli stessi ricordi al nastro di un vecchio registratore, o alle trascrizioni in un quaderno, si trova a riutilizzare quegli strumenti per cercare di rimuovere dalla mente della nonna la polvere che si è depositata, anno dopo anno, sopra quegli eventi.
Quasi incredula, Henriette si meraviglia di tanti episodi della sua vita, ormai dimenticati, per poi avere un sussulto quando rivede le immagini della sua amata Rio de Janeiro. man mano che i ricordi affiorano alla mente, passa a commentare dall'arabo libanese al francese. Quella era la sua lingua di comunicazione in una società multietnica come quella di Rio, insieme al portoghese. Suonava il piano e il tango era la sua passione. Con le cuffie alle orecchie Hady le fa riascoltare quelle melodie: il suo capo comincia ad agitarsi al ritmo della musica, e le sue mani sembrano muoversi come su una tastiera di piano.
Rispetto alle immagini di vita brillante del Brasile, testimoniate dalle foto d'archivio e dai racconti di una Henriette più giovane, si contrappone il grigio cemento sulla spiaggia di Green Beach, dove vive gli ultimi decenni in Libano. La domanda le sorge spontanea, tra rabbia e incredulità: "Perchè sono rimasta qui? In Brasile ho trascorso i momenti più belli della mia vita".
Henriette si appassiona quando il nipote le rammenta del suo viaggio, che sulla carta si presenta temporaneo, dal Brasile in Libano, in cui si innamora di un bel giovane, Najm. Un sogno d'amore che si infrange sulle onde del destino. Il padre, che di lì a poco morirà, aveva previsto per lei un futuro a Rio. A Beirut incontrerà e sposerà Antoine che la ama alla follia. Inizia così, senza grande entusiasmo, da quello che ci sembra di capire, la sua nuova vita in Libano. Durante la guerra civile la sua vita familiare subisce due terremoti: prima muore il marito, poi la casa di Sarba viene distrutta da un missile.
Mentre scorrono diapositive che illustrano il Libano in guerra Hady le chiede: "Sai cosa sta succedendo nel paese? Cosa pensi della situazione politica?". Lei, con la lucidità di una centoquattrenne che ha visto tutto nella vita risponde: "Sono tutti dei bugiardi, nessuno ama il Libano, tutti pensano ai loro interessi personali".
L'ultima diapositiva è, insolitamente, bianca. Nella penombra della stanza, vediamo raccolti i pochi e soliti oggetti della sua vita quotidiana.
Il bastone è inclinato sul suo letto. Domina il silenzio. Dalla finestra della sua stanza, che dà sul balcone penetra un po' di luce. Il letto è vuoto. E' l'8 aprile 2013. Henriette è volata via, sulle onde del Tango al-amal, della speranza, che accompagna i titoli di coda.
Regista: Hady Zaccak
Produttore: Hady Zaccak
Sceneggiatore: Hady Zaccak
DOP: Muriel Aboulrouss
Editor: Hady Zaccak, Elias Chahine