TRE RITRATTI CINEMATOGRAFICI DI RICCARDO GUALINO
Questo testo è stato scritto nel 2010 nell’ambito della Ricerca biennale Riccardo Gualino protagonista nella cultura torinese tra le due guerre: il Teatro di Torino e la LUX Film finanziata dal “Progetto Alfieri” della Fondazione CRT e condotta da docenti e dottorandi della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino.
Numerosi sono i film italiani degli anni Cinquanta e Sessanta in cui appare il personaggio di un milionario, o miliardario, o produttore cinematografico, che in qualche modo rimanda alla figura di Riccardo Gualino per qualche suo aspetto particolare sul piano biografico o comportamentale, oppure perché alcune sue battute echeggiano frasi notoriamente attribuite al finanziere biellese. D’altra parte, non dimentichiamo che Gualino in quest’epoca è - insieme con Agnelli e Rizzoli - uno dei pochi capitalisti italiani conosciuti dal grande pubblico; inoltre la sua attività in campo cinematografico come presidente della Lux fa sì che registi e sceneggiatori lo frequentino per ragioni di lavoro, o comunque abbiano rapporti professionali con lui.Vorrei però concentrare l’attenzione in particolare su tre film nei quali appare un personaggio che rispecchia in modo esplicito e intenzionale, a livello sia fisico, sia caratteriale e ideologico, alcune peculiarità del grande produttore, pur senza citare il suo nome. Ne La spiaggia (1953) di Alberto Lattuada, I compagni (1963) di Mario Monicelli, Enigma (1986) di Jean Rouch appaiono personaggi (il miliardario Chiastrino, il padrone della fabbrica in sciopero, il mecenate Sir Richard) caratterizzati in modo tale da dichiarare precise analogie con Riccardo Gualino.
Di Franco Prono