Dec 23, 2024 Last Updated 10:19 AM, Oct 14, 2021

CRITICA DEL GUSTO

Leone rivoluzione

EDITORIALE

Galvano della Volpe 2In questa nuova sezione intendiamo aprire un “discorso” di ampio respiro su una vexata quaestio: il cinema in quanto arte, come può essere definito (e quindi sottoposto al giudizio critico)? Nella stessa questione però, implicitamente, se ne evidenzia subito un’altra: data la natura particolarmente complessa dell’arte cinematografica, come definire (e quindi sottoporre a critica) i suoi rapporti con tutte le altre arti? La dellavolpiana Critica del gusto (1960) è il nostro punto di riferimento fondamentale. Punto di riferimento che, Della Volpe (vedi foto a fianco) docet, non possiamo non trattare criticamente. Al di la di questo, il titolo della sezione vuole indicare una prospettiva molto più ampia. Innanzitutto, andando a ritroso storicamente, si va a ripensare il contributo del fondatore della critica estetica moderna, Immanuel Kant, il quale però rimanda, implicitamente, alla discussione illuminista sul gusto, dove troviamo in primis lo scettico David Hume e poi lo scrittore drammaturgo E.G. Lessing, l’iniziatore geniale della grande discussione non ancora (oggi) conclusa sul Laocoonte. Una prospettiva molto più ampia del lavoro che intendiamo fare va sotto il nome di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, innanzitutto come cineasta, ma anche come quel grande teorico, studioso e scrittore che si sta scoprendo in questi anni. Inoltre, non dimenticando che, nel consumo dell’arte cinematografica, è dominante l’approccio complessivo, l’altro elemento fondamentale di prospettiva è dato dalla GESTALTTHEORIE e, in modo particolare, dai contributi di ricerca di Rudolf Arnheim. Il grande studioso della percezione visiva è stato anche il primo geniale e appassionato commentatore del lessinghiano Laocoonte, mettendo in evidenza il nesso con la discussione sulla specificità del linguaggio cinematografico e la definizione della settima arte. Dunque questi sono i nostri principali punti di riferimento. Infine, se guardiamo alla sostanza formale di una moderna “critica del gusto”, nella sua genericità del senso comune, ci rendiamo conto che non è possibile porre dei limiti alla prospettiva di una ricerca critica di prospettiva.. Di conseguenza siamo aperti a tutte le possibili prospettive, certo quando seriamente fondate, anche se radicalmente alternative. 

SULLA NATURA PROTEIFORME DEL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO: CINEMA E PSICANALISI

SULLA NATURA PROTEIFORME DEL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO

Parte seconda: Cinema e psicoanalisi

È opportuno precisare che in questa sede affronteremo il nesso psicoanalisi-cinema soltanto per ciò che concerne le reciproche influenze sul piano culturale, per chiudere (ma non per concludere) il complessivo quadro dell’intreccio filosofia-cinema-psicoanalisi. Alla questione di quanto e come il cinema può entrare nella pratica terapeutica psicoanalitica, a partire dal nesso fondamentale film-sogno/sogno-film, sono dedicati altri capitoli. La prima cosa che occorre sottolineare è la singolare coincidenza delle date di nascita: le lettere a Fliess, in cui Freud annuncia il “suo” metodo interpretativo-terapeutico e relativo abbandono dell’ipnosi, sono state scritte più o meno nello stesso mese in cui i fratelli Lumière hanno messo a punto quel meccanismo fondamentale, sia per la macchina da ripresa che per la macchina da proiezione, che consentì per la prima volta di riprendere e riprodurre fedelmente la realtà in movimento. Tutto ciò mette in evidenza una condizione di significativo gemellaggio. Questa particolare coincidenza è un po’ sfuggita a tutti o quanto meno sottovalutata. Gli storici della psicoanalisi hanno del tutto ignorato il fatto. Però lo stesso tipo di atteggiamento si verifica con gli storici del cinema. 

Di Alessandro Studer

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Scarica questo file (NATURA PROTEIFORME DEL CINEMA PARTE II_ALESSANDRO STUDER.pdf)NATURA PROTEIFORME DEL CINEMA PARTE II_ALESSANDRO STUDER.pdfI rapporti tra cinema e Psicanalisi dalla loro fondazione nel 1895 fino agli anni d\\\'oro di Hollywood. Di Alessandro Studer913 kB

SULLA NATURA PROTEIFORME DEL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO

SULLA NATURA PROTEIFORME DEL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO 

Il presente testo è nato dalla trascrizione di una conferenza tenuta alla Casa della Cultura di Milano in data 18 ottobre 2005. Era la prima di cinque conferenze all’interno di un seminario dal titolo “Il cinema tra filosofia e psicoanalisi”. Quella conferenza aveva inevitabilmente un carattere introduttivo e propedeutico, inoltre per ragioni di metodo presentava una prima parte largamente teorico-filosofica, proprio perché intendeva mettere a fuoco la questione del cinema come arte caratteristica della società capitalistica, ma raramente presa in considerazione dalla filosofia e dai filosofi contemporanei. Dopo una revisione ristretta effettuata nel 2010 mi sono reso conto di dover, in caso di pubblicazione, riempire i vuoti che nell’esposizione orale non disturbano più di tanto. Di conseguenza il testo ha assunto dimensioni notevoli, per cui ho deciso di dividerlo in due parti. In questa prima parte dopo l’”esplorazione” filosofica ho aggiunto tutta una parte, assolutamente inedita, su Galvano Della Volpe e sui suoi “strani” rapporti con Ejzenstejn e con il cinema. Nella seconda parte, centrata su cinema e psicoanalisi, dove la parte del leone la farà il cinema, affronterò ancora Galvano Della Volpe e come, questo filosofo ha influenzato sia il mio modo di vedere il cinema sia il mio modo di concepire la psicoanalisi, anche in senso pratico-professionale. Sarà anche introdotto il problema ancora, a tutt’oggi, discusso del Laocoonte, problema che comunque riprenderò e approfondirò in un altro “capitolo”. Di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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Scarica questo file (NATURA PROTEIFORME DEL CINEMA_ALESSANDRO STUDER.pdf)NATURA PROTEIFORME DEL CINEMA_ALESSANDRO STUDER.pdfPrima parte dello speciale sui rapporti tra Ejzenstejn e Della Volpe. Di Alessandro Studer701 kB

Rooms Show Range of Modernist to Traditional

The European languages are members of the same family. Their separate existence is a myth. For science, music, sport, etc, Europe uses the same vocabulary. The languages only differ in their grammar, their pronunciation and their most common words. as a skeptical Cambridge friend of mine told me what Occidental is. The European languages are members of the same family. Their separate existence is a myth

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