LIAR’S DICE. I MISTERI DELLA REALTÀ QUOTIDIANA TRA L’HIMALAYA E NEW DELHI*
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LIAR'S DICE di Geethu Mohandas (India 2013, 103’, colore, v.o. hindi sott. italiano)
Sceneggiatura: Geethu Mohandas; Fotografia: Rajeev Ravi; Montaggio: Ajith Kumar; Musica; John Bosters; Produttore: Alan McAlex, Ajay Rai; Produzione: Jar Pictures, Unplugged.
Presentazione del Presidente di Formacinema del film durante la proiezione del 22 settembre 2014 presso il cinema Apollo di Milano
Questo è un film straordinario e unico nel suo genere. Completamente al di fuori del Bollywood Style, questo è il primo lungometraggio realizzato da una ex-attrice di quel tipo di cinema, Geethu Mohandas. Si tratta di un’autentica “filmmaker” in quanto con suo marito ha fondato una casa di produzione indipendente “Unplugged” e qui è co-producer e anche sceneggiatrice.
Kamala, una giovane donna decide, nottetempo, di lasciare il villaggio himalayano in cui vive da sempre, per andare a cercare il marito sceso a valle per lavoro e che da 5 mesi non dà più notizie di sé. Porta con sé la piccola figlia Manya di 5 anni e la sua capretta. Si sviluppa un classico percorso on the road con una tecnica di ripresa diretta (e in presa diretta sonora) che ci porta fino a New Delhi. Il villaggio è Chitkul (Himachal Pradesh) ed inserito in una cornice magica a 3400 metri sul livello del mare. Durante il viaggio quasi subito si affianca con decisione un giovane misterioso che poi si scoprirà che si chiama Nawazuddin (l’attore ha lo stesso nome ed è un divo di Bollywood).
Questa “sinossi” sembra quasi creata apposta per mimetizzare i numerosi enigmi che Liar’s Dice porta con sé. Si può dire che il femminile è sempre stato vissuto come sinonimo di enigma? Io credo di sì. Non è un caso che qui assistiamo a un’opera filmica (protagonista una donna e creata da una donna regista) in cui domande senza risposta si sovrappongono a domande senza risposta. Nella storia recente del cinema è un caso unico che solo una regista donna poteva creare. Lo sguardo della macchina da presa è impassibile nella suo oggettività ma, passo dopo passo, si notano ellissi che, come invece dovrebbero, non danno per scontato alcunché: come si sa nel cinema, solitamente, le ellissi vengono usate per eliminare passaggi inutili o “tempi morti”..
Quindi, ci corre l’obbligo di fare qualche appunto sugli enigmi principali.
Il primo è il titolo stesso: Liar’s Dice. Si può tradurre letteralmente con “Il Dado del bugiardo”, è in realtà un gioco con bussolotto e dadi diffuso in tutto il mondo. Pare che sia originario del Sudamerica, forse del Perù. Di fatto da decenni “impazza” nelle zone popolari dell’India. Nel film il gioco appare due volte verso la fine per qualche minuto. Ma allora perché proporlo addirittura come titolo del film? Che cosa intende comunicare l’autrice? Che la vita in India è un continuo Liar’s Dice?
Il secondo enigma è il Bel Nawazuddin. Nel cinema americano con una storia del genere la Love-Story conclusiva (dopo schermaglie durissime) sarebbe d’obbligo. Qui più si va avanti e più si capisce che non c’è speranza anche se lo spettatore se lo augura. Nawazuddin è una figura-chiave ma di lui non si riesce a sapere nulla anche se il film presto suggerisce che si tratta di un disertore (Citkul è alla frontiera con il Tibet. Kamala e Nawazuddin sono “poveri ma belli” e l’attrazione non può non esserci.. anche reciproca, ma l’orgoglio femminile, qui rappresentato dall’attrice protagonista (veramente eccezionale) non ha momenti di debolezza anche per l’ambiguità di Nawazuddin. Solo la vispa Manya cerca di accattivarsi le simpatie di questo “cavaliere libero e selvaggio”.
Il terzo enigma è rappresentato proprio dal villaggio Citkul e dagli anziani che lo governano. Costoro risultano essere più informati della protagonista circa i movimenti e le intenzioni del marito che nel film non si vedrà mai. Perché proibiscono fermamente a Kamala di partire? Perché durante il viaggio le faranno sapere che deve tornare indietro e non fare troppe domande? L’inquadratura finale sigilla questo aspetto che rimane enigmatico.
Con tutti questi punti di domanda chiunque, non avendolo ancora visto, potrebbe immaginare un film confusivo e discontinuo.. E invece no. La scansione filmica è assolutamente lineare e lo stile non indulge mai a momenti con movenze di fantasia. L’abilità della regia sta tutta nel particolare uso del montaggio. Innanzitutto, come abbiamo detto, le numerose ellissi (senza riferimenti narrativi ovvi e impliciti) che procurano carenze narrative. Ma, insieme a questo, i dialoghi ridotti all’osso che si intercalano a sequenze, diciamo così, “senza parole”: tutto questo piano piano inietta nello spettatore, a livello percettivo, uno spiazzamento in progress totale!
Dobbiamo a questo punto avvertire che abbiamo volutamente omesso, per chi ci legge, l’enigma principale e fondamentale del film. Il solo accennarlo farebbe perdere allo spettatore la sorpresa. Ma attenzione: questo film porta con sé un retrogusto talmente intenso e di lunga durata, per cui si installa nella mente dello spettatore comunque il bisogno di rivedere il film.
Infine manca qualcosa di tutt’altro che marginale. Nella filmografia sull’India, sia nella produzione indiana che in quella occidentale, questo film spicca per il fatto di offrire uno spettacolo vero (verosimile) di un normale misero e modesto viaggio attraverso un’India assolutamente inedita. Un’India sconosciuta anche (non stiamo parlando dei turisti) ai tanti “pellegrini” appassionati che dall’Europa si trasferiscono, ogni anno, a svernare nella mistica e magica India.
Note sulla regista
Geetu Mohandas (Kannur, India, 1981) è una regista e un’affermata attrice indiana. Nel 2009, assieme al marito regista e direttore della fotografia, costituisce la casa di produzione Unplugged, grazie alla quale ha diretto il cortometraggio di animazione Kelkkunnundo -Are you listening?. Presentato all’International Film Festival di Rotterdam, il film ha ottenuto sia riconoscimenti internazionali che il Golden Lamp Tree Award al 40° International Film Festival dell’India. Qui Mohandas ha ricevuto anche due premi, miglior fotografia e migliore attrice protagonista, per il suo primo lungometraggio, Liar's Dice. Selezionato al Sundance Film Festival 2014, il film ha vinto inoltre il premio della giuria al Sofia International Film Festival
* Il film è stato scelto dal Film Federation of India come rapprentante indiano agli Oscar 2015:
http://movies.ndtv.com/bollywood/liars-dice-is-indias-official-oscar-entry-669634