UN JEUNE POÈTE
Regia di Damien Manivel (Francia, col., 71', v.o. sott. ita., 2014, DCP)
Proiezioni: domenica 27 settembre 2015 presso Cinema Beltrade ore 17 e 18.30
Regista: Damien Manivel, Assistente alla regia: Isabel Pagliai, Sceneggiatura: Damien Manivel, co-sceneggiatura: Isabel Pagliai, Suzana Pedro; Scenografo: Isabel Pagliai, Julien Guillery Tecnico del Suono: Jérôme Petit, Daniel Capeille, Montaggio: Suzana Pedro, Mixer: Simon Apostolou, Effetti visivi: Yov Moor Cast: Rémi Taffanel,Enzo Vassallo, Léonore Fernandes, Christophe Caballero, Mokhtar Benahrech
Sinossi
Il giovane Rémi sogna di diventare un poeta e scuotere il mondo con i suoi versi potenti e indimenticabili. Cercando ispirazione nella insopportabile calura della città di Sète, armato di penna e blocco degli appunti, Rémi è determinato a scrivere il suo poema…..ma da dove cominciare? Passando ore e ore a contemplare il mare? Scalando una montagna? Ascoltando il cinguettio degli uccelli? Andando per librerie? Andando alla ricerca della sua musa? Nei bar? Nel cimitero? Sott’acqua? E se tutto questo non funziona, non rimane che ubriacarsi, bevendo e bevendo finché non si accende la scintilla dell’ispirazione.
IL POETA E LA SUA MUSA di Carlo Jacob
Tutto il film è una sequenza di inquadrature fisse, dei veri e propri quadri che scandiscono le avventure e i tormenti del ragazzo con un effetto straniante che invita lo spettatore ad assistere alla giusta distanza senza essere eccessivamente coinvolto nella vicenda di un poeta mancato. Qualche eco della Nouvelle Vague? È il racconto del peregrinare del diciottenne Rémi Taffanel per 24 ore nella città del poeta Paul Valéry. Si accompagna ad un giovane italiano, Enzo, che dimostra una maturità e un senso pratico che l’aspirante poeta non sembra avere, immerso com’è nelle sue fantasie di grandezza. Vanno a pescare, passeggiano pericolosamente sugli scogli, parlano con gli sconosciuti che incontrano, ritornano al cimitero, ma niente da fare: Rémi non è riuscito a scrivere sui suoi appunti che poche parole. I due continuano la loro peregrinazione. Frequentano bar, tentano di comprare una bottiglia di vodka malgrado le resistenze del droghiere. Infine, Rémi incontra in un bar quella che avrebbe potuto essere la sua musa e l’amore della sua vita, Léonore. Passeggia con lei e di fronte alla curiosità della ragazza le confida i suoi sogni e i suoi propositi. Ma la ragazza scompare senza lasciare il numero di telefono. Intanto cala la sera. Rémi si ubriaca con la sua vodka e comincia la ricerca del Lèonore per le vie buie della città. Vomita e si abbandona sui marciapiedi. Sorge il sole e il ragazzo ritorna al cimitero: si comincia a fare strada il sospetto che tutto ciò non valga la pena. Forse non è destinato a diventare un poeta e forse il mondo non ha bisogno di lui. Bellissima la scena dell’incontro notturno con una bella sconosciuta che dorme appoggiata ad un muro, forse ubriaca, forse morta, che il ragazzo inutilmente cerca di rianimare, metafora, forse, dell’impossibilità di risvegliare l’ispirazione poetica. Splendida l’atmosfera di Sète, la fotografia e i colori digitali. Riprese durate solo 10 giorni.
Il giovane poeta di Rilke in bianco e azzurro di Monica Macchi
Un film solare, eccentrico e burlesco che attraverso l’andamento ciondolante del protagonista mira a rovesciare i clichè sull’essere poeta parlando degli ardori dell’adolescenza, dei sogni e delle difficoltà per scovarli e realizzarli. In una dimensione a tratti surreale e sospesa Remi, quasi un archetipo del “giovane poeta” di Rilke, cerca ossessivamente l’ispirazione tra cimiteri, bar e librerie fino a chiedersi quale sia il suo posto nel mondo. Splendide le scelte cromatiche che esaltano i contrasti e giocano con la luce naturale dell’estate di Sete in una sinfonia di azzurri e bianchi ripresi anche dai colori dei vestiti di Remi e Leonore (che indossano gli stessi abiti per tutto il film) e dalle scritte che introducono i vari capitoli in inquadrature fisse che sembrano veri e propri quadri. In particolare poi, la tavolozza di colori nelle scene del cimitero ha la funzione estetica di inglobare la figura di Remi sullo sfondo sminuendone l’individualità e sottolineandone le frustrazioni.
IL REGISTA
Damien Manivel (Francia, 1981) esordisce come ballerino per poi studiare cinema presso Le Fresnoy – Studio national des arts contemporains. Gira diversi cortometraggi, tra cui Viril (2007), Soit sage ô ma douleur (2008), La Dame au chien (2011, vincitore del Prix Jean Vigo) e Un dimanche matin (2012), che si aggiudica il Prix Dé- couverte alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes
Damien Manivel
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Intervista a Demien Manivel durante il 50+1 Pesaro film Festival
PARTECIPAZIONE AI FESTIVAL
Festival di Locarno (vincitore menzione speciale della Giuria)
Festival di Arti indipendenti di Katowice
Festival del nuovo cinema di Montréal,
Festival Internazionale di Amiens
Festival di Pesaro 50+1: VICITORE PREMIO LINO MICCICHÈ - MIGLIOR FILM con la seguente motivazione: “per la sua eleganza espressiva, la ricerca di un’essenzialità delle forme; ma anche per una specifica cifra autoriale, che guarda consapevole al cinema del passato sfociando in un linguaggio narrativo e visivo originale che racchiude in sé la forza della poesia e dell’arte, un confronto stimolante tra ambienti e personaggi ed un’efficace stilizzazione del reale”)