Nov 23, 2024 Last Updated 10:19 AM, Oct 14, 2021

INTERVISTE

In questa sezione troverete una serie di interviste realizzate con attori, registi, sceneggiatori, e tecnici del mondo del cinema. 

Il principio che ci ha guidato è stato quello di realizzare interviste in cui potessero emergere i lati meno conosciuti delle carriere degli intervistati.

La sezione è in continuo aggiornamento

LUIGI PAINI

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Abbiamo intervistato nella sede di Milano de “Il Sole 24 ore”, Luigi Paini per parlare con lui di cinema, di critica del cinema e della sua esperienza con il gruppo dell’Obraz.

Laureato in Filosofia alla Cattolica di Milano, ha insegnato per diversi anni Lettere alle Medie inferiori e Storia e filosofia alle superiori. Collaboratore dell’inserto Domenica de “Il Sole 24 Ore” dal 1985, è stato assunto al quotidiano (Redazione Commenti) nel ’92. Attualmente è Caposervizio nella stessa redazione. È stato professore a contratto di Semiologia del cinema all’Università dell’Insubria di Varese; è professore a contratto di Arte e cultura all’Università Bocconi. Ha pubblicato il volume Cinema per Zanichelli (2000).

Luigi Paini gestisce un suo blog, Schermi a parte (http://luigipaini.blog.ilsole24ore.com/schermi-a-parte/chi-sono.html) dedicato al cinema.

A cura di·Massimiliano Studer

Ecco le domande che abbiamo rivolto a Luigi Paini.

1) Come sei venuto a conoscenza della sala dell’Obraz di Largo La Foppa?

Ascolta 

2) Hai mai collaborato con l’Obraz per qualche rassegna? Se si, per quale?

Ascolta 

3) Come hai vissuto la metamorfosi dell’Obraz dalla sua fondazione alla sua chiusura? Quali sono le differenze tra le schede/programmi dei primi anni e le due serie di Zuppa d’anatra?

Ascolta 

4) Che tipo di formazione ti ha dato il metodo usato da quelli dell’Obraz? Che segno ha lasciato nei giornalisti della tua generazione la frequentazione dell’Obraz?

Ascolta 

5) La chiusura della sala è passata in silenzio nei primi anni ’90. Adesso c’è un vuoto/silenzio profondo e assordante a Milano. Secondo te oggi, cioè ad aprile del 2011, la città di Milano è pronta ad accogliere un’esperienza simile a quella dell’Obraz? Che sia positiva o negativa la risposta, perchè?

Ascolta 

6) Oltre alla visione dei film all’Obraz quale teorico ha formato il tuo gusto cinematografico?

Ascolta 

7) Quali sono i limiti della critica cinematografica di oggi?

Ascolta 

8) In che modo, secondo te, i giovani possono formare il proprio gusto visivo così come facesti tu quando eri giovane?

Ascolta 

9)  Quali sono le parti del sito che ti sono piaciute di più? Come ti sembra il nostro progetto?

Ascolta 

Ascolta l'intervista completa (durata 42' e 22")

(Licenza Creative Commons·Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia)

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AMERICO SBARDELLA

Su posizioni vicine al situazionismo francese e giovane cinefilo "assatanato", Americo Sbardella nel 1966/67 sostenne la necessità di collegarsi in maniera non episodica  con le cooperative di produzione e di distribuzione di cinema sperimentale e di quello politico-militante, in Italia ma soprattutto all'estero, con i centri di diffusione del grande cinema del passato, con gli autori  indipendenti europei e americani e  con le più importanti e "generose" cineteche (innanzi tutto con la Cinémathéque  Française e con Henri Langlois), con la prospettiva di creare e gestire uno spazio- cinema del tutto autonomo, un filmclub.

Si trattava di creare una nuova forma associativa, un'associazione privata con tessera per i frequentatori, non aderente alle federazioni nazionali dei cine-club riconosciute dallo Stato, con proprie salette di proiezione, attrezzate con il 35mm, il 16mm, il super8 e il videoproiettore. Questo tipo di struttura prescindeva dal visto di censura ufficiale, necessario per tutti i film presentati nei cinema italiani, e poteva presentare, con una programmazione quotidiana, le opere più interessanti del cinema del passato e del presente non distribuite nel nostro paese, i film delle cinematografie emergenti, il cinema sperimentale, quello delle avanguardie storiche, l'underground americano e il cinema politico e militante. Se si esclude il Festival di Pesaro, in Italia in quegli anni era impossibile poter vedere tutto questo cinema.

L'obiettivo era quello di sprovincializzare Roma, portandovi in modo sistematico le esperienze degli studios parigini, delle salette cinematografiche sperimentali londinesi e newyorkesi ma anche i film e le rassegne presentati nei festival cinematografici d'avanguardia. Americo Sbardella ha fondato a Roma, in via degli Orti d'Alibert, a Trastevere, nell'autunno del 1967, insieme con Annabella Miscuglio e Paolo Castaldini, il primo filmclub italiano, il Filmstudio, un centro con due salette di proiezione, ancora oggi funzionanti. Nell'intervista racconta la storia dei primi anni di questo glorioso filmclub e dei suoi rapporti con l' Obraz Cinestudio, a partire dalla sua nascita nel 1975.

A cura di Massimiliano Studer

Ecco le domande che abbiamo rivolto ad Americo Sbardella:

1) Quale fu la genesi del Film Studio? A quando risale la tua prima idea di fondarlo?

Ascolta 

2) L’Obraz organizzò la sua prima rassegna il 9 dicembre 1975. A distanza di 35 anni, quale pensi sia stato il tuo contributo alla nascita dell’Obraz?

Ascolta 

3) Quando iniziò il rapporto stretto con l’Obraz? Che tipo di supporto operativo/creativo desti all’Obraz?

Ascolta 

4) Quali tra le rassegne organizzate con l’aiuto del Film Studio all’Obraz ricordi con maggior numero di dettagli?

Ascolta 

5) Quando, a tuo giudizio, l’Obraz tagliò il cordone ombelicale con il Film Studio? Ci fu una rassegna che ti fece capire che stava avvenendo questo distacco?

Ascolta 

6) Il Film Studio dichiara, nel suo sito, che i film di Robert Kramer furono ospitati per la prima volta in Italia nel cineclub da te fondato. Anche l’Obraz organizzò una personale dedicata al cineasta americano nel dicembre 1980. Ci furono dei contratti tra Film Studio e Obraz per questa rassegna?

Ascolta 

7) Che ricordo hai di Enrico Livraghi? Come ti sei trovato a lavorare con lui?

Ascolta 

8) Il Film Studio subì uno sfratto nel 1985 e ci vollero quindici anni per riaprire la sua sala storica. Anche l’Obraz subì un trattamento identico ma chiuse definitivamente. Perché, secondo te, in Italia è così difficile fare cultura cinematografica?

Ascolta 

9) Puoi fare un paragone tra i testi presenti nei programmi stampati dal Film Studio e quelli, per intenderci, stampati su Zuppa d’anatra dell’Obraz?

Ascolta 

Ascolta l'intervista completa (durata 57' e 00")

 

Nota bene: Bruno Torri nel 1969 scriveva su "Cinema 60" e non su "Ombre Rosse" come erroneamente riferito da Americo Sbardella durante l'intervista. Segnalazione fattaci dall'intervistato

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VITO ZAGARRIO

Vito Zagarrio, documentarista [Divine Waters (1983)], regista [Tre giorni di anarchia (2004)], scrittore [Regie. La messa in scena del grande cinema italiano. Bulzoni Editore, Roma, 2011] e docente universitario (presso l'Università degli Studi Roma Tre) ci ha parlato dei suoi rapporti con John Waters e del contributo che diede alla mostra sul Cinema Indipendente U.S.A. che si tenne all'Obraz Cinestudio nel maggio del 1983.

A cura di Massimiliano Studer

Ecco le domande che abbiamo rivolto a Vito Zagarrio:

1) Da dove nasce la tua amicizia con John Waters? 2) Chi prese contatto con te per la personale su John Waters? 3) Quali erano i contorni del tuo contributo al progetto?

Ascolta 

4) Hai qualche ricordo legato all'effetto che fece a Waters l'invito fatto da quelli dell'Obraz?

Ascolta 

5) Hai più parlato con Waters di quella trasferta milanese?

Ascolta 

6) Come è cambiato il cinema di Waters nel corso del tempo? Secondo te Waters ha tradito quello spirito indipendente che pervadeva i suoi film di allora?

Ascolta 

7) Quanto ti ha dato, in termini di crescita professionale, quella rassegna?

Ascolta 

8) Hai avuto modo di lavorare con quelli dell'Obraz dopo la personale su John Waters?

Ascolta 

9) Che ricordo hai di Enrico Livraghi e dell'Obraz? Come hai lavorato con lui e con quella struttura?

Ascolta 

Ascolta l'intervista completa (durata: 31' e 49")

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